Settegiorni

Non c’è confronto: il pathos e l’emozione che circondano la visita di un Papa sono incommensurabili con quelli che fanno da contorno al passaggio di un Presidente della Repubblica italiana. Si dirà: che scoperta. Il primo, scalati gli opportuni gradini di fede e razionali, è il successore dell’apostolo Pietro al quale Cristo conferì l’incarico di pastore della Chiesa universale. In sintesi, pur con qualche comprensibile passaggio intermedio, si può dire eletto da Dio. L’altro, invece, viene eletto dal Parlamento in seduta comune e con maggioranza dei due terzi, se va bene, sennò a maggioranza assoluta, frutto di soppesamenti ed equilibri di partiti, correnti e ambizioni personali. L’uno è espresso dal Cielo, l’altro dalla Politica: e questo basta a tenergli lontane le folle oceaniche. Come si è visto anche a Carpi, dove – se si escludono quelli appesi dal Comune alle facciate dei palazzi di piazza Martiri – i soli tricolori esibiti sono stati delle associazioni combattentistiche, spuntati all’ultimo, mentre di suo e spontaneamente la folla ha inalberato solo due bandiere del Pd e quelle arcobaleno, simbolo della pace. Per dire che, al di là dei differenti percorsi sopra descritti, mai e poi mai lo Stato, con le sue memorie, la sua storia, i suoi Caduti, assurgerà per gli Italiani a simbolo valido per tutti al di là delle diversità. In altri termini, lo Stato da noi non otterrà mai il rispetto che si deve a qualche cosa di sacrale, nel senso di unificante e condiviso. Il che spiega molte cose.

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