Settegiorni

Ci sarebbe un modo per combattere il terrorismo, l’unico, ma temiamo impraticabile per via dell’essere diventato ognuno di noi una centrale ricetrasmittente connessa alla rete web che avvolge il pianeta. L’arma letale, la più più temuta da ogni terrorista, sarebbe il silenzio. Proprio così: il più tombale dei silenzi a sopire ogni ridondanza e a scoraggiare ogni ricerca di effetti psicotici.

 

Ci è toccato di andare a combattere l’ultima, decisiva battaglia calcistica nelle terre dei Sanniti che, stando a vaghi ricordi scolastici, sono “popolo fiero e bellicoso” che non di rado le ha suonate ai Romani. Si dice anzi che i Romani non siano neppure scesi in campo, nella seconda guerra sannitica, essendosi accorti di non avere speranze di vittoria. Noi, almeno, ci abbiamo messo grinta celtica.

 

Con tutte le prese di posizione etico-politiche che ci sono state in città sul problema delle slot e delle dipendenze dai giochi d’azzardo, sorprende che nessuno abbia rilevato una stranezza riferita dalle cronache. Quando il fumo generato da un principio d’incendio in un ristorante giapponese si è propagato nell’attigua sala Bingo, si è dovuto provvedere a evacuare i giocatori presenti. Che c’è di strano? Che erano le cinque del mattino. Proprio vero che a giocare si perde la nozione del tempo.

 

Ci viene spiegato – confessiamo che in materie liturgiche e teologali siamo piuttosto sprovveduti – che la Pentecoste per i Cattolici viene subito dopo la Pasqua e precede il Natale nella gerarchia delle solennità religiose. Tanto è vero che è riuscita perfino a superare la frattura creatasi nella Cristianità tra Cattolicesimo e Riforma protestante, diventando celebrazione liturgica e festività molto sentita anche in Germania, Austria, Paesi Bassi, Regno Unito. E’ la solennità dell’effusione dello Spirito Santo, il cui soffio inserisce responsabilmente il cristiano nella vita della Chiesa. Il che spiega la coincidenza con il giorno dei Cresimandi. Pare che non fossero tanti – praticamente uno solo – i sacerdoti che assistevano alla Veglia di Pentecoste celebrata alla vigilia da monsignor Rino Bottecchi. Ma quella che si è avvertita maggiormente, stando a qualche bisbiglio giunto dei genitori, è stata l’assenza del Vescovo alla cerimonia, sostituito dall’ultranovantenne e pur valorosissimo don Nino Levratti. Tanti di quei cresimandi, nel percorrere poi le strade delle rispettive esistenze magari devieranno e scopriranno altri orizzonti. Ma il ricordo infantile dello “schiaffo del Vescovo” è rimasto perfino a chi, come noi, è finito fuori da un pezzo dai sacri recinti, come uno dei rari momenti che ti hanno fatto sentire davvero importante, anche se eri solo un bambino.

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