Settegiorni del 5 aprile 2018

Ma quante gliene hanno dette, soprattutto la stampa di destra, a papa Bergoglio per via di quell'affermazione che l'Inferno non esiste. E' stato un coro: da Antonio Socci (“Tesi eretica, non può restare a San Pietro”), a Marcello Veneziani (“Ho sognato che dal balcone si affacciava un nuovo Papa”) fino a un blog nostrano che ha scolpito “Se dio esistesse non permetterebbe a un quaquaraquà di essere a capo della chiesa” (e se non si riferiva alla negazione dell'Inferno, meglio che la prossima volta precisi). Si direbbe insomma che non siano solo le vecchiette che popolano i pomeriggi deserti delle chiese (il “donneggiare col rosario” di Ippolito Nievo), ma anche fior fiore di giornalisti e intellettuali commentatori a voler mantenere viva a tutti i costi la favola delle fiamme dell'Inferno o, quanto meno, l'idea di un Aldilà punitivo con tutte le torture conosciute nell'Aldiqua. Non è la nostra materia: ma ci sembra di ricordare che per San Paolo, il vero costruttore del Cristianesimo, l'Inferno altro non sia che la mancata resurrezione. In parole povere: la morte. La differenza fra i credenti e i non credenti è che per i primi essa, con il Nulla che ne consegue, è riservata ai peccatori. Noi altri, invece, pensiamo che riguardi un po' tutti.

 

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