Settegiorni, su Voce digitale del 7 aprile

Rivolgendogli peraltro un rispettoso pensiero, ammettiamo di non essere mai stati fra i fan di Silvio Berlusconi. Avendo tuttavia vissuto, come giornale, una vita parallela alla sua – noi, nati nel 1993, Forza Italia nel 1994 – abbiamo respirato con lui la trasformazione del Paese, il crollo di storici riferimenti dopo Tangentopoli, l'ingresso dell'ex Cavaliere a riempire un vuoto mal tollerato dalla politica e a interpretare gli umori profondi del Paese. Non è stato infatti Berlusconi a formare (o deformare) la società nazionale, ma il contrario: è stata una parte prevalente di questa società a trovare in lui e nelle sue televisioni le movenze, i pensieri, l'antropologia adatti al momento, lo specchio in cui riflettere la propria insofferenza per le regole, una vocazione liberale confusa con l'individualismo, un cristianesimo di facciata e un anticomunismo anacronistico. Non è stato lui a creare il male oscuro che, originando il populismo, rende ingovernabile questo Paese: ma gli ha prestato il proprio volto di milionario spensierato e sorridente. 

 

Adesso magari si dirà che sono una sparuta minoranza, quelli di “Ampliamola!”, ovvero i giovani, per lo più under 30, che stanno provando a rovesciare l'agguerrita onda d'opinione contraria all'estensione della Ztl e finora dominatrice incontrastata delle cronache. Senza entrare nel merito della questione Ztl e al di là dei complottisti che vorrebbero questi ragazzi manovrati dal Pd (accusa lanciata da un esponente di Foza Italia), non si può fare a meno di notare che esistono segnali anche di un'opinione cittadina che va oltre il perimetro dei residenti e degli esercenti le attività economiche in centro storico: una città demograficamente e territorialmente superiore a quella che abita e lavora in centro, ma che i suoi portici, i corsi, le vie, le piazze, i monumenti e i servizi li sente e li vuol vivere come propri.