Banche e debito: la verità

Secondo l’Ufficio studi di Mediobanca ben 114 banche italiane (su 500 esaminate), nei bilanci del 2015, avevano incagli e sofferenze oltre il capitale: oltre il venti per cento. In gran parte banche di credito cooperativo o popolari, con l’aggiunta di Monte dei Paschi e di Unipol Banca, ovvero tutte banche “vicine al territorio”. Il che induce a pensare che non di sola mala gestio si tratti, ma di un effetto sistemico della crisi economica che tra un paio di mesi compie dieci anni (la borsa di Milano cominciò a crollare nel maggio del 2007, in anticipo su quella americana). Ci hanno sempre raccontato che le banche italiane erano sane, che non c’era alcun problema, e intanto le sofferenze, anno dopo anno, crescevano inesorabilmente a causa dell’incapacità dei debitori di restituire i prestiti. Poi, naturalmente, ci sono i casi clamorosi, da processo, come nel caso del Credito Cooperativo di Teramo che presenta crediti deteriorati in un rapporto del 777 per cento rispetto al patrimonio. In questo caso viene spontaneo chiedersi: ma la vigilanza bancaria dov’era? Segue, in classifica, la Cassa di Risparmio di Cesena, a quota 593 per cento, e via di seguito. 

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