Dalla padella nella brace

Lascio volentieri ai politologi il compito di commentare l’esito delle elezioni politiche e di formulare pronostici sulla formazione del nuovo governo. Per ora un governo c’è e non è detto che sia un male che lo stallo duri a lungo e si proceda con l’ordinaria amministrazione: niente nuove leggi uguale nessun aumento di spesa, il che non guasterebbe date le condizioni della finanza pubblica.

 

I mercati ostentano la massima tranquillità: lo spread è sostanzialmente fermo, il tasso sul Btp decennale addirittura è più basso di qualche tempo fa, sotto il due per cento. Casomai è il cambio che non aiuta, dal momento che l’euro si è notevolmente rafforzato contro il dollaro e le altre valute, ma si mantiene su un livello, poco sopra 1,22, che non dovrebbe ostacolare seriamente le nostre esportazioni (minacciate invece dai dazi auspicati da Trump). Anche le agenzie di rating non prevedono sconquassi: alla Bce c’è Draghi che fa incetta dei nostri titoli pubblici e tiene a bada la speculazione ribassista che negli ultimi tempi si è scornata più di una volta andando contro la banca centrale. 

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