Il risparmio vessato

I casi di risparmio tradito sono ormai ben noti: hanno coinvolto centinaia di migliaia di risparmiatori e sono arrivati a conoscenza del pubblico attraverso i media, dopo le crisi bancarie. Nessuno parla però delle vessazioni cui è sottoposta, ordinariamente, la generalità dei risparmiatori. Mi riferisco a tre aspetti: la pressoché nulla remunerazione del risparmio, il peso della tassazione, i costi bancari. La politica dei tassi a zero o addirittura negativi, avviata dalla Bce per frenare la recessione dell’economia ha certamente favorito i debitori (stati, imprese, famiglie, tutti sull’orlo del fallimento), ma ha penalizzato duramente i risparmiatori. In tal modo si sono ridotti i consumi: la scomparsa delle “rendite finanziarie” ha fatto sparire la domanda alimentata dai ceti che le percepivano. Questa politica, comune alle più importanti banche centrali, è stata definita di “repressione finanziaria”, ma in Germania si è parlato addirittura di “esproprio”, paragonando questi interventi a quelli di stampo sovietico introdotti a suo tempo nella Germania dell’Est. Draghi, insomma, con i suoi tassi negativi, non è molto popolare da quelle parti.  

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