Il Paesc 2030 in Consiglio: 2 - il dibattito

Non ce l'ha fatta, la Giunta, a portare a casa un risultato di unanimità sul Paesc 2030, cioè su quel che Carpi può fare per contrastare inquinamento ed effetti del mutamento climatico, per quanto, indistintamente, tutti i gruppi abbiano espresso apprezzamento e gratitudine per il serio e documentato lavoro svolto dai tecnici. Non ce l'ha fatta, ma ci è andata vicino, perché hanno detto sì Anna Colli, per Carpi Futura, e Monica Medici, dei Cinque Stelle, una che non lo fa spesso. Dalla prima è venuto l'invito a non perdere di vista, fra tutte le azioni messe in campo, quelle più decisive agli occhi dei cittadini, come la tutela del verde e il consumo di suolo. E, dopo aver chiesto se esistano verifiche su scelte come la rete ciclabile di emergenza o sulla pista di via Peruzzi, ha anche sollecitato azioni per cambiare abitudini e comportamenti: estendere, per esempio, l'invito ad andare a scuola a piedi anche al mondo del lavoro; attuare campagne sullo spegnimento dei motori in sosta; importare da altre città l'esperienza delle notti verdi. A conferma che il suo era un Sì, ma molto condizionato, Medici ha elencato l'assenza di un Registro degli alberi e di un Regolamento del verde pubblico e privato, sempre promesso. Ha ironizzato sull'edilizia green per tetti e pareti, definita un palliativo rispetto al consumo di suolo; ha deprecato che si parli di ciclovia per Guastalla, quando le ciclabili servirebbero soprattutto per la città; ha ricondotto le vasche di laminazione sulla Lama non a una scelta ecologica, ma alla riparazione di un errore urbanistico; ha sminuito i risultati del Paes precedente. E ha detto che ai milioni stanziati per la Corte di Fossoli avrebbe preferito un investimento sul fotovoltaico sui tetti delle scuole cittadine (battibecco in lontananza: ci si adegua ai bandi, le ha fatto presente il Sindaco; bisogna avere il coraggio di fare anche cose fuori dall'ordinario, ha ribattuto lei). (segue) 

 

Dal fronte delle destre, che si sono astenute nel voto, il leit-motiv ricorrente è stato: il Paesc è tutta teoria, non c'è nessuna garanzia che riusciate a fare quel che avete detto. Con varie motivazioni, addotte a riprova: secondo Federica Boccaletti (FdI), gli obiettivi mancati già con il Paes precedente; il nuovo ospedale senza che nulla si sappia circa il destino dell'area del vecchio; l'oltreferrovia urbanizzato senza pensare al consumo di suolo; la scelta di viale Nicolò Biondo e l'eterno imbuto del passaggio a livello di via Roosevelt. Secondo Antonio Russo, della Lega, si creano parchi in zone che sono già agricole e verdi, anziché ricavarli in aree già edificate. E Giulio Bonzanini, Lega anche lui, ha rincarato con la viabilità poco sostenibile, il consumo di suolo e l'assenza del doppio binario tra Carpi e Modena, mentre Annalisa Arletti, (FdI), ha ricordato l'abbattimento degli alberi in tangenziale. Dai banchi del Pd, Maurizio Maio, unico consigliere che si alza in piedi quando prende la parola ­– postura che servirebbe forse a limitare il minutaggio degli interventi – anche a costo di sradicare il microfono, ha ricordato con rammarico che “...le minoranze ci hanno lasciato soli nel lavoro su questi temi”, deprecandone la mancata assunzione di impegni su un fronte così epocale. Si è mostrato molto risentito, l'assessore Riccardo Righi, dell'atteggiamento delle destre: spiegateci quel che non va nel documento, aggiungete le vostre idee, presentateci il conto se non lo attueremo, ma non potete dire che è un libro dei sogni per cui non lo votate. Anche il suo collega di Giunta Marco Truzzi, nel rispondere ad alcuni dei quesiti sollevati da Anna Colli circa il bilancio della rete della mobilità di emergenza, non ha risparmiato qualche strale alle minoranze, inclusa questa volta Medici: non si va nel merito e ci si limita al discredito, per esempio negando l'evidenza dei risultati del Paes precedente, ha lamentato; ci si nasconde nel “tanto non si farà” e, sul consumo di suolo, ha ricordato come le destre avessero votato contro le desigillazione dell'area piscina, perché non c'era un progetto di edificazione alternativo. Quanto alle ciclabili dipinte e definite sbagliate perché inutili, si è inalberato: “Sbagliano in Olanda, Belgio, Germania? Sbagliano le associazioni dei ciclisti, il Codice della Strada, sbaglia il Ministero, tutti orientati invece a sostenerle?”. (segue)

 

Meritano un'annotazione le citazioni, che hanno costellato generosamente il dibattito. Ha cominciato il sindaco Alberto Bellelli, citando la commissione Brandt: “Il mondo non lo abbiamo ereditato dai nostri genitori, ma lo abbiamo solo preso in prestito dai nostri figli”. La consigliera Anna Colli si è rifatta invece a Madre Teresa di Calcutta: “Quello che facciamo è solo una goccia nell'oceano, ma senza quella goccia l'oceano sarebbe più piccolo”. Da Monica Medici è arrivata invece la citazione da Alda Merini (“L'uomo impara sempre a vivere quando è troppo tardi”), ma pare che questa volta sia da escludere ogni riferimento al Sindaco.