In Consiglio il nuovo Paesc per energia sostenibile e clima. Ma com'è andata con il vecchio Paes 2020?

E' inserita all'ordine del giorno del prossimo Consiglio comunale convocato per il 28 aprile l'approvazione di un importante strumento di programmazione rivolto al futuro che fornirà anche lo spunto per qualche riflessione sul passato. Sì, perché il Piano d'azione per l'Energia sostenibile e il Clima (Paesc) che approderà al Consiglio e del quale l'assessore Riccardo Righi comunicherà gli indirizzi, non parte dal nulla, non spunta su un terreno inesplorato. E' infatti figlio, se così si può dire, del Paes 2020, un Piano analogo che il Consiglio aveva approvato nel 2014, a propria volta discendente dal Patto dei Sindaci al quale Carpi ha aderito nel 2011 e che indicava proprio nel 2020 il punto di arrivo di una serie di azioni dirette al contenimento almeno del 20 per cento delle emissioni di biossido di carbonio (CO2) in atmosfera.

Il Patto dei Sindaci rimase in buona parte lettera morta, almeno qui da noi, anche a causa del terremoto del 2012. Per questo il Piano è stato ripreso successivamente, partendo da tre cifre: le 281 mila 916 tonnellate di CO2 emesse a Carpi nel 1998; la previsione, basata sul trend di crescita della popolazione, di 350 mila tonnellate prodotte nel 2020; il conseguente impegno ad abbattere invece di 70 mila, per quello stesso anno, le tonnellate annue di CO2 rilasciate in atmosfera. C'è stato poi un aggiornamento, nel 2019, del Patto dei Sindaci, che ha impegnato gli aderenti a conseguire, con un nuovo Paesc, l'obiettivo del 40 per cento in meno di gas serra entro il 2030.

 

Ma per mettere un punto fermo in queste continue fughe in avanti che non permettono mai di verificare le cose fatte, sarà interessante, intanto, sapere se l'obiettivo fissato per il 2020 è stato raggiunto, anche perché avrebbe dovuto coinvolgere interi macro settori del governo del territorio, come gli edifici e l'illuminazione pubblica; i trasporti; le fonti energetiche rinnovabili; la diffusione di cogenerazione e teleriscaldamento; la stessa pianificazione urbanistica... I macrosettori, poi, nel Paes 2020 prevedevano ventuno azioni molto specifiche, che andavano dalla riqualificazione dell'illuminazione pubblica e semaforica all'incremento delle rotatorie, dagli interventi per il risparmio energetico nel residenziale e nel settore terziario all'installazione di impianti fotovoltaici e solari termici sugli edifici pubblici e privati, passando per la riduzione del trasporto privato a vantaggio di quello pubblico, la smart city, la forestazione urbana. Di alcuni interventi, come l'impianto a biogas di Fossoli, le piantumezioni, l'illuminazione pubblica con i led, la promozione della mobilità sostenibile con i vari incentivi messi in campo e il disegno delle piste ciclabili, si sa per certo che sono stati attuati. Altri si sono persi nelle formulazioni troppo generiche o sono rimasti nelle intenzioni. Fatto sta che resta un criterio preciso, prima ancora di approvare il nuovo Paesc, per valutare gli effetti del vecchio Paes che ne è il progenitore: quelle 70 mila tonnellate di CO2 sono state davvero abbattute fra il 2014 e il 2020? Ci verrà data informazione, al riguardo, nel Consiglio del 28 aprile?