Sempre più bracconieri, pettirossi in estinzione

«Non lo si crede vero, ma siamo conosciuti anche per questo, all’estero: l’Italia è tra i peggiori Paesi al mondo per traffico di animali. Sono tanti i cacciatori che si spostano, soprattutto nell’Est Europa, in America latina, nel continente africano, pagando per compiere stragi. Tra queste, quella ai danni del pettirosso, specie protetta in pericolo di estinzione». A parlare è Piero Milani, direttore del Centro Fauna Selvatica Il Pettirosso di Modena, l’unico che supporta le operazioni della Corpo forestale dello Stato in Lombardia, Veneto, Trentino, in tutto il nord e centro Italia. È una vera e propria ecatombe che ogni anno coinvolge migliaia di pettirossi in tutta Italia, vittime dei bracconieri che li sterminano soprattutto per farne cibo da mettere in tavola. Piccoli, colorati, dal carattere vivace, li abbiamo visti almeno una volta sui nostri balconi o nei cortili all’arrivo dell’inverno, rispetto al quale sono divenuti un simbolo legato anche a diverse favole e leggende (è una di queste che vuole si sia macchiato di rosso il petto pungendosi con una spina della corona di Gesù sulla croce). È anche nella nostra zona che si fermano durante la migrazione, non per nidificare (cosa che avviene in Russia e in Scandinavia, tra le altre zone) ma come tappa per spostarsi altrove: arrivano a ottobre e rimangono fino a fine febbraio. Quest’anno, a causa del caldo, i flussi più importanti devono ancora arrivare: se non c’è freddo, infatti, non si spostano dai Paesi del nord e i cambiamenti climatici stanno modi ficando le loro abitudini. Purtroppo, in questa fase di passaggio rimangono vittime dei cacciatori che di stagione in stagione uccidono migliaia e migliaia di esemplari che, spesso, diventano l’ingrediente principale di uno dei tradizionali piatti del nord d’Italia, la “polenta con osei”.