Aimag e l'ex direttore De Battisti ai ferri corti: una battaglia interna che viene da lontano
Non sorprende affatto che tra Aimag spa e l'ex Direttore generale del Gruppo, Davide De Battisti, sia scoppiata una battaglia legale. Era solo questione di tempo. Pur essendo infatti da subito in caduta libera i rapporti tra il manager, assurto nel 2019 al massimo livello dirigenziale, e il nuovo CdA eletto fra tante contestazioni nel giugno 2023, i vertici della società si erano mostrati assai prudenti nella gestione dei rapporti con il Direttore generale, giunto a scadenza dall'incarico nel dicembre dello scorso anno. Il contratto con il quale la presidente Monica Borghi, a fine mandato nel luglio 2020, lo aveva legato ad Aimag era infatti blindato da una clausola rescissoria di due annualità da corrispondergli, sempre che non si fosse trattato di licenziamento per giusta causa. Ne è derivata la decisione del Consiglio di Amministrazione guidato da Paola Ruggiero di non interrompere troppo bruscamente il rapporto di lavoro, mantenendo comunque a De Battisti un incarico dirigenziale ai Servizi centrali. Non poteva tuttavia durare a lungo una chiara situazione di ripiego, per di più con l'arrivo di un nuovo Direttore generale. E infatti, alla fine dello scorso mese di agosto, senza clamori o annunci ufficiali, De Battisti è sparito dall'organigramma aziendale (vedi qui). Il licenziamento, dunque, c'è stato e, inevitabilmente, De Battisti ha messo in campo la clausola contrattuale delle due annualità (si parla di una cifra intorno ai 350mila euro o forse più) da corrispondergli in caso di interruzione del rapporto di lavoro. segue
La replica della società, riferiscono le cronache odierne della Gazzetta, è stata immediata, con richiesta al manager di un risarcimento milionario per la gestione dell'affare SoEnergy, costata una cinquantina di milioni a Sinergas e ritenuta, dal CdA attuale all'origine delle difficoltà finanziarie del Gruppo, per non parlare della partecipazione, poi stoppata dai revisori dei conti del Comune di Carpi, alla gara per Unieco Ambiente. La questione, probabilmente, si risolverà con la consueta mediazione finanziaria, ma getta anche una luce sugli ultimi anni della gestione della multiutility e sull'origine della frattura, tuttora non ricomposta, nel patto di sindacato e, ancora prima, nel CdA della presidenza di Gianluca Verasani. Non è un mistero che De Battisti sia stato considerato, insieme alla ex dirigente di finanza e controllo, fra i responsabili del deterioramento dei rapporti del Gruppo con gli istituti di credito a causa delle promesse disattese sulla rinegoziazione del debito contratto per l'acquisto di SoEnergy. Lo ha scritto la presidente Ruggiero in una relazione letta a fine luglio in Consiglio comunale dal sindaco Riccardo Righi. Ma si tratta solo dell'ultima di una serie di tensioni legate al potere incontrastato assunto in Aimag dal manager al tempo prima della presidenza Borghi e poi con quella di Verasani. Soprattutto in questa seconda fase giovò a De Battisti la spaccatura netta che si verificò nel CdA tra Verasani e Paola Ruggiero da una parte e il Vice, Matteo Luppi, con i consiglieri Giuliana Gavioli e Giorgio Strazzi dall'altra. Era un riflesso delle divergenze strategiche – con il rapporto con Hera sullo sfondo – sempre più accentuate tra Comuni del Sud del territorio Aimag, che avevano espresso il Presidente, e quelli del Nord, schierati con il Vice e i due consiglieri, in maggioranza e in perfetta sintonia con il manager che trovò in loro una sponda quando si trattava di varare piani di espansione e investimenti industriali. Uno, in particolare, l'idea di un impianto di trattamento dei rifiuti tessili (aveva ottenuto uno stanziamento di 4,8 milioni del Pnrr, ma ne costava 15 e pesava ancora l'affare SoEnergy) fu tra le cause scatenanti della tensione anche nel patto di sindacato. Il resto è cosa nota: con modi anche bruschi il sindaco Alberto Bellelli partì all'attacco dell'alleanza saldatasi tra la maggioranza del CdA, i Comuni dell'Area Nord e il Direttore generale, appoggiandosi a Hera e Fondazione CR Carpi per la formazione di un nuovo CdA eletto senza la partecipazione dei Comuni soci dell'Area Nord a sancire la rottura del patto che fino a quel momento aveva unito i proprietari pubblici di Aimag.