Moda Makers di novembre trasloca a Modena Fiere

Andata senza ritorno

Si è scelto di puntare sul successo di una rassegna nata soprattutto come sostegno al tessile di Carpi

Non ritornerà più? abbiamo chiesto a Tamara Gualandi, presidente di Cna Carpi, prima che iniziasse la conferenza stampa che annunciava ufficialmente il trasloco di Moda Makers all'Ente Fiere di Modena in occasione del suo ritorno in presenza, con l'edizione annunciata dal 9 all'11 novembre prossimi. E lei, che in precedenza aveva avuto la cortesia di spiegarci tutte le buone ragioni che consigliano quel passaggio, alla fine ha annuito. Sarà un'andata senza ritorno, dunque. E c'è da augurarsi che vada proprio così, perché se fallisse questo atteso salto di qualità al quale si ritengono pronte imprese, associazioni di categoria protagoniste di Carpi Fashion System insieme a Comune di Carpi e Fondazione CR Carpi, se fallisse, dicevamo, non ci sarà un ritorno a Carpi, ma la disastrosa presa d'atto che per il sistema moda, in città, non ci saranno più vetrine né spazi né iniziative comuni. Esattamente com'è avvenuto per mezzo secolo, dopo che Carpi Maglia, creata nel 1965 con il contributo della Camera di Commercio guidata da Claudio Leonelli e del Comune, con sindaco Bruno Losi, diventasse Moda Moglia dopo essere stata assorbita dalla Fiera di Bologna che l'avrebbe poi ceduta a propria volta a Milano, contribuendo ad avviare il decollo del capoluogo lombardo come capitale italiana della moda.

Si respirava comunque ottimismo, all'evento di questa mattina, al quale i due maggiori enti interlocutori dell'evento – Fiere di Modena e Camera di Commercio – non si sono neppure preoccupati di presenziare con i rispettivi presidenti, Alfonso Panzani e Giuseppe Molinari, autori solo di due dichiarazioni per la cartella stampa e sostituiti, rispettivamente, dal direttore Marco Momoli e dal vicesegretario, Massimiliano Mazzini. E' toccato così alla vicesindaco Stefania Gasparini spiegare le buone ragioni che consigliano l'addio al capannone di via dell'Agricoltura, troppo angusto e soprattutto troppo occupato dall'Ausl per l'emergenza Covid, e l'approdo modenese. Le ha riassunte nell'esigenza di portare il distretto tessile fuori della città e nel vasto mondo, anche grazie alla versione digitale che la affiancherà curata da  Expomodena, rappresentata nella circostanza da Roberto Bonasi; di ampliare e valorizzare Moda Makers nata come una piccola rassegna che per pudore non osava neppure definirsi fiera, allargandola negli ampi spazi delle Fiere di Modena, più sicuri e più capienti per un numero maggiore di espositori; di entrare nel calendario e nella tradizione di questo Ente, trovando così spazio anche nel circuito ufficiale delle grandi fiere internazionali della moda. Da queste stesse esigenze, ha spiegato, era nato il protocollo d'intesa del luglio scorso che ha decretato l'ingresso della Camera fra gli enti realizzatori di Carpi Fashion System e la sua acquisizione di entrambi i marchi. E' intervenuto anche Federico Poletti, per la Fondazione CR Carpi, a richiamare l'impegno di 220 mila euro per Carpi Fashion System, 75 mila dei quali serviranno per Moda Makers e 40 mila per i bandi di internazionalizzazione della Camera di Commercio. E così Carpi paga – non dimentichiamo il Comune che sostiene gli affitti di ForModena e del capannone ormai divenuto inutile –, mentre Modena dispone, veniva da pensare: soprattutto a fronte della insistenza sull'opportunità di calamitare sempre più espositori esterni, attratti dagli spazi nuovi e dai bandi della Camera per le partecipazioni fieristiche. Quasi che Moda Makers fosse nata per diventare una grande fiera della moda, per sostituirsi a Moda Prima e con l'ambizione di competere con le grandi rassegne internazionali, e non con l'intento di correre prima di tutto in aiuto del sistema moda locale. C'è da augurarle tutto il successo di questo mondo con sempre più espositori, dunque, ma non è così automatico che Carpi ne tragga poi qualche giovamento. Ma questa è solo colpa della città e della sua classe dirigente politica e imprenditoriale, incapace di dare corpo a una grande vetrina sull'autostrada che servisse a Carpi e per Carpi, non agli altri.

 

 

 

 

MAGARI FOSSE COME IL CERSAIE...

Quasi a prevenire l'obiezione, il Direttore dell'Ente Fiera di Modena Marco Momoli ha azzardato un paragone con il Cersaie di Bologna. Anche qui, ha detto, un intero distretto, quello ceramico di Sassuolo, si è trasferito in un ente fieristico lontano quaranta chilometri per farsi vedere meglio. E per invogliare poi i visitatori a recarvisi e fare affari, nel distretto tessile. Ma a parte il fatto che gli imprenditori di Sassuolo, tagliati fuori dai grandi assi di comunicazione, per farsi vedere hanno scelto Bologna, e non certamente Modena, ci sarebbe da obiettare che chi visita il Cersaie è per forza incuriosito dal recarsi a Sassuolo, che domina la rassegna bolognese. Ma da una Moda Makers che va a Modena soprattutto per fare spazio a espositori del settore moda di mezza Italia, in quanti avranno la curiosità di venire proprio a Carpi?