Beatificazione di don Venturelli: la prudenza del Vescovo

Non c'è traccia di richiesta di beatificazione di don Francesco Venturelli, nell'omelia pronunciata dal vescovo Castellucci durante la celebrazione dei 75 anni trascorsi dalla morte del parroco di Fossoli, ucciso il 15 gennaio 1946 e che il presidente Carlo Azeglio Ciampi ha insignito di Medaglia d'oro al Valor civile. Successivi virgolettati apparsi sulla stampa locale, in cui monsignor Castellucci si spinge a dichiarare che, se esistono le condizioni stabilite dalla Chiesa, si può procedere all'avvio della pratica, non sono riferibili al discorso pronunciato in Cattedrale domenica 17 gennaio, alla presenza delle autorità, dei familiari e di rappresentanti della comunità fossolese. In quella circostanza, infatti, il Vescovo si è limitato a ricondurre la lettura del martirio del sacerdote all'interno delle citazioni evangeliche, della risposta di Gesù ai discepoli che gli chiedevano dove fosse la sua dimora e che lui indicò non tanto in un luogo, ma nel cammino fra i sofferenti: lo stesso cammino che decise don Venturelli ad accogliere l'invito di uno sconosciuto a portare l'estrema unzione a un moribondo, ma che si sarebbe rivelato una trappola mortale. E questo in coerenza con l'attività pastorale del parroco che a Fossoli si incamminò indistintamente fra tutti coloro che furono internati in quel campo: prima ebrei, lavoratori coatti, politici e poi apolidi, militari tedeschi, membri del passato regime fascista. L'alone di mistero che ancora avvolge quell'assassinio e che dovrebbe prima o poi esser dissolto, ha concluso monsignor Castellucci, si addice alla scelta di don Venturelli di esercitare fino in fondo la propria missione sacerdotale e di servire chiunque, senza nemmeno sapere di chi si trattasse.