Chiara Avagliano, fotografa, nella metropoli da sette anni

''Brexit o no, Londra si fa amare''

The Photographer’s Gallery, la prima galleria pubblica di Londra dedicata esclusivamente alla fotografia, chiedeva solo una cosa agli artisti che avessero voluto candidarsi al premio TPG New Talent: la residenza nel Regno Unito. Hanno risposto mille artisti e fra questi, dopo una selezione effettuata dai curatori e dal fotografo americano Jim Goldberg, ne sono stati scelti otto, di cui due giovani italiane. Una di loro è la carpigiana Chiara Avagliano, 31 anni, arrivata a Londra sette anni fa per cercare la propria strada. Il progetto presentato al Tpg si intitola Val Paradiso, un luogo sognato e immaginato, a metà tra la Valsugana e i colli bolognesi. “Ho rielaborato il mio passato e la fotografia mi è servita per uscire dal guscio. Di natura sono timida e tendo a nascondermi”. Una passione nata per gioco da adolescente, quella per la fotografia, ma che oggi ha permesso a Chiara di vincere un concorso prestigioso dal quale è derivato un anno di mentorship a The Daily Telegraph e che, dopo un’esposizione a Bratislava in Slovacchia, le aprirà le porte di Circulations, il festival della Giovane Fotografia Europea che si terrà a Parigi in primavera.

Cosa l’ha spinta a trasferirsi a Londra?

«Lavoravo e studiavo alle scuole serali. Da ragazza ho cambiato molte scuole e una volta arrivata in quinta superiore ho dovuto lasciare gli studi. Avevo ugualmente un grandissimo desiderio di frequentare l’università e appena ne ho avuto l’opportunità mi sono iscritta a una scuola serale per conseguire il diploma. Prima di finire l’anno scolastico un recruiter, un selezionatore professionale, ha contattato il mio fidanzato per vari colloqui a Londra. Lui, ingegnere del software, era restio, ma io l’ho incoraggiato e così siamo partiti in due, tanto per provare. Era l’opportunità per uscire da una situazione stagnante in cui le prospettive future non erano entusiasmanti per nessuno dei due»

Com’è stato l’impatto con l’Inghilterra?

«L’inizio è stato particolarmente duro, Londra è una città caotica e impegnativa, ma può anche offrire molto grazie a un sistema efficiente. C’è modo di trovare un proprio mondo e una propria misura, anche tra le strade affollate. Sono partita prevenuta, ma Londra è riuscita a farsi amare con le sue mille sfaccettature »

Quali opportunità le si sono presentate?

«Una volta arrivata mi sono diplomata in Arte & Design, quindi mi sono iscritta all’università, precisamente al London College of Communication, che fa parte dell’Università delle Arti di Londra, la seconda università per Arte nei ranking mondiali. Qui ho potuto contaminare il mio lavoro usando la stampa 3D, la ceramica, fino ad arrivare alla creazione di sculture in resina: proprio questo approccio multidisciplinare mi ha fatto scegliere per il New Talent Award»

Parliamo del Progetto Val Paradiso.

«Prende il nome dall’Hotel in Valsugana in cui forse noi tutti carpigiani siamo stati da piccoli ed è stato sviluppato tra il Trentino e i colli bolognesi. Ho creato una valle immaginaria in cui mia sorella e le sue amiche hanno messo in scena alcuni degli eventi della mia vita, che si sono poi uniti alla loro realtà di adolescenti di oggi. Lo scenario montuoso si fonde con le colline della campagna in uno spazio abitato da ricordi d’infanzia, incontri magici e da un legame magico tra ragazze che evoca antichi rituali. Diversi fili sono intrecciati in questa fiaba moderna dove la scienza si fonde con la magia e la realtà è filtrata dall’immaginazione. Il lago di Tovel, che in estate si tinge di rosso dando vita a leggende incantate, si presta a metafora di qualcosa perso nel tempo dell’infanzia»

Si sente un cervello in fuga?

«Non so se mi definirei in questi termini, però penso che avrei fatto più fatica a trovare il mio posto in Italia, dove resiste una mentalità più quadrata sul mondo del lavoro e dove quindi non ho mai osato pensare a una carriera da artista. Londra mi ha fatto scoprire una dimensione diversa e arricchente, consentendo al mio potenziale di esprimersi. Per questo le sarò sempre riconoscente »

Come vive la Brexit? E come gli Inglesi?

«L’uscita dall’Europa è stata una grossa delusione per noi come per molti londinesi. Qui ci siamo sentiti accolti e il contesto intellettuale e culturale in cui viviamo è sempre stato contrario alla Brexit. È difficile capire cosa succederà, ma “Londra è aperta”: è questo il messaggio del sindaco Sahid Kahn e io spero continui a rimanere tale, perchè fa parte della sua ricchezza»

Le mancano l’Italia, Carpi?

«Il futuro per il momento è a Londra, dove stiamo mettendo radici. L’Italia mi manca ed è il motivo per cui la evoco nei miei progetti. Non è una scelta facile vivere lontani dal proprio Paese: mi mancano gli affetti e le piccole cose, come girare in bicicletta per le vie di Santa Croce. A volte sogno di tornare stabilmente, ma poi penso che non riuscirei più a sopportare tante cose e inoltre non potremmo avere le stesse condizioni di vita che abbiamo qui. Chissà, forse in pensione, quando avremo una stabilità economica, faremo come gli Inglesi che si trasferiscono in Italia per vivere all’ombra degli ulivi toscani».

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