Diegoli (FederVita ER): noi diversi da Pro-Vita, mai chiesto di ''entrare'' nei Consultori, ma collaborazione e accoglienza dei casi

Da Antonella Diegoli, presidente di FederVita Emilia-Romagna, riceviamo e pubblichiamo: «La Federazione dei Movimento per la Vita dell’Emilia Romagna apprendendo il ‘no’ della Regione alla collaborazione con il terzo settore per ciò che riguarda l’applicazione della legge 194\78, esprime il proprio sconcerto, ricordando il lungo e complesso lavoro di confronto e anche di collaborazione, svolto dal 2006 in questo campo. Non si può non ricordare come, già dalla fine del secolo scorso, proprio in questa Regione, partirono diverse esperienze sia di analisi e di indagine delle cause dell’aborto, all’interno delle strutture sanitarie, sia di ascolto ed eventuale rimozione delle cause in collaborazione con realtà di volontariato. Due eccellenze, nel vasto panorama regionale, che vedeva comunque molti contatti informali tra sanità e associazioni, nacquero a Carpi e a Forlì e portarono nel 2009 a linee guida tutt’ora in vigore. Firmate dall'allora assessore alla salute, Bissoni, furono redatte col supporto dell'assessore al welfare Dapporto, che aveva vissuto da vicino l'esperienza pilota del Protocollo di Forlì e quindi sapeva che la percentuale di donne che scelgono di tenere il bambino può passare (partendo da un semplice ascolto e dalla vicinanza) da un 2% standard a un 9-10% ». segue

«Da parte di FederVita, d’altronde, non c’è mai stata la richiesta di ‘entrare’ nei Consultori, quanto piuttosto la disponibilità 24 ore su 24 ad accogliere eventuali casi che venissero inviati alle sedi locali (Centri di Aiuto alla Vita, Servizi di Accoglienza). Oltre ai già citati esempi di collaborazione, ricordiamo come nei Comuni dell'Area Nord di Modena esistesse già dal 2005 un protocollo di collaborazione tra realtà pro life e Consultorio pubblico, mentre rinnovate collaborazioni informali si verificavano in diverse zone del territorio regionale. Sono poi intervenuti problemi contingenti (dal terremoto 2012 alla pandemia Covid 19) e scelte specifiche (dall’introduzione della Ru486 ai percorsi nascita) a portare cambiamenti significativi allo scenario. Le realtà operative pro-life della Federazione (che agiscono in diversi casi in collaborazione con l’ass. Papa Giovanni XXIII, ma in maniera completamente diversa da Pro-Vita, associazione citata come simile dalla stampa, ma che non fa riferimento al Movimento per la Vita italiano) nel frattempo sono cresciute di numero e di competenza, e in questi anni si sono occupate, da sole o in collaborazione col servizio pubblico,  di diverse migliaia di nuclei familiari, di madri sole, di vittime di violenza, di adolescenti e anche di donne nel post aborto: accogliendo, sostenendo, consolando, proteggendo, collaborando. Il clima attuale, di scontro, non aiuta certamente le donne in difficoltà e non tutela nessuno».