Morti evitabili da inquinamento: qualche quesito sulla ricerca

Non poteva non sollevare un certo scalpore la notizia che Carpi avrebbe potuto evitare 61 morti da inquinamento da polveri sottili Pm2,5 se si fosse adeguata ai livelli prescritti dall'Organizzazione mondiale alla sanità e addirittura 88 se fosse riuscita ad abbattere l'inquinamento ai livelli delle città più pulite d'Europa. E che, sempre nei due casi, i morti per inquinamento da biossido di azoto No2 sarebbero stati, rispettivamente, zero e 42. E molto si è scritto della posizione preoccupante della città nelle due graduatorie che riguardano 858 città europee: 33esima per le morti da Pm2,5 e 126esima per mortalità da biossido di azoto No2. E' stato anche spiegato il metodo adottato per questo studio scientifico dai ricercatori dell’Università di Utrecht, del Global Health Institute di Barcellona e del Tropical and Public Health Institute svizzero, che ne hanno pubblicato i risultati sulla rivista The Lancet Planetary Health. Hanno in pratica utilizzato un algoritmo che ha tenuto conto dei tassi di mortalità, della percentuale di mortalità prevenibile e degli anni di vita persi a causa di ciascun inquinante atmosferico per le singole città. Arrivando alla conclusione che in entrambe le classifiche a registrare la mortalità più bassa sono i Paesi scandinavi e che, all'opposto, la Pianura padana risulta “...un’area altamente urbanizzata, caratterizzata da elevate emissioni da traffico e industrie e condizioni meteorologiche frequentemente stagnanti legate alla valle, che portano ad un aumento delle concentrazioni”. Prova ne sia che Brescia e Bergamo sono ai primi posti in entrambe le classifiche, e che molte città della pianura del Po compaiono comunque ai vertici.

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