Torri antenne per la telefonia mobile: la puntata di Report, i canoni dei Comuni e i 400mila euro riscossi da Carpi. Ma Inwit non paga

La puntata di ieri sera della trasmissione Report ha verificato le condizioni alle quali i Comuni italiani concedono in affitto aree pubbliche per l'installazione di torri per la telefonia. E la conclusione era che i canoni, non solo versati ai Comuni, ma anche ai proprietari privati, erano molto bassi – si parla di 800 euro annui – a fronte delle decine di migliaia di euro che le società proprietarie delle torri percepiscono dai gestori della telefonia mobile. segue

I riflettori sono stati puntati in particolare sulla Inwit, la società nata nel 2020 dalla fusione di Tim e Vodafone proprio per la gestione delle torri e che a Carpi ne gestisce tre in area pubblica – nelle vie Lugli e Liguria e nel piazzale delle piscine – sulle 33 che, almeno da un prospetto risalente al 2019 costellano il territorio comunale. E va detto che, a differenza di quanto constatato da Report per altri Comuni, gli affitti delle aree su cui vengono installate le torri/antenne, costituiscono una buona fonte di entrata, per l'Amministrazione carpigiana che incassa complessivamente introno ai 400mila euro (dato riferito al 2019), per una media di affitto annuo a torre di poco più di 12mila euro. Il problema, semmai, nel caso proprio di Inwit è riscuoterle, quelle somme. E' noto infatti che è in atto un braccio di ferro tra il Comune e la società risalente all'ottobre 2022, quando venne accertato un insoluto di 231mila euro. Nel febbraio 2023 gli uffici comunali emisero una ingiunzione di pagamento, contro la quale la Inwit presentò ricorso un mese dopo, costringendo il Comune a pagare un legale per resistere in giudizio. Va detto che la Inwit presenta sistematicamente ricorsi contro i canoni d'affitto stabiliti dai Comuni, avvalendosi del principio che il suo è un servizio pubblico e che le aree utilizzate non possono essere pertanto considerate concessioni, dunque soggette a canoni, bensì al regime di occupazione di suolo pubblico, assoggettate dunque alla sola Cosap. Questo spiega perché in alcune località, dove evidentemente il tribunale ha dato ragione alla Inwit, gli affitti siano così bassi. Dove invece la società ha dovuto soccombere, il tribunale ha sentenziato che le aree concesse sono parte del patrimonio disponibile del Comune e non sussiste il "doppio requisito (soggettivo e oggettivo) affinché il bene possa rivestire il carattere pubblico e non può essere ricondotto nell'ambito del patrimonio indisponibile dell'Ente”. Come dire che un'area concessa alle società che gestiscono le torri non riveste quel carattere di pubblica utilità sul quale neppure un Comune può esercitare il proprio potere e rientra piuttosto nella disponibilità per così dire commerciale di aree di proprietà pubblica sulle quali è lecito che un Ente locale applichi un canone.