Cmb: l'immaginario cooperativo
Per una volta, il punto sulla Cmb in occasione della definizione del budget annuale (quello del 2020 presentato sabato 15, presenti Stefano Bonaccini, presidente della Regione Emilia Romagna, e Andrea Benini, presidente di Legacoop Estense) si è prestato quasi più a valutazioni socio culturali e politiche, che strettamente finanziarie. Certo, si resta pur sempre ai numeri e alla finanza, prima di tutto, visto che si parla dell’aggiornamento del piano triennale 2019-2021, con la stima di un ulteriore incremento del giro d’affari del 7 per cento quest’anno, il che porterà i ricavi a 650 milioni. La previsione, poi, di toccare i 690 l’anno prossimo segnala una linea di crescita più che soddisfacente se si pensa che nel 2018, alla partenza del triennale, si era ancora a 512 milioni. Sempre restando in materia di finanza, l’indebitamento è sceso ancora, sia per l’autofinanziamento delle attività di costruzione che per smobilizzi di asset immobiliari, attuati anche a costo di realizzare alcune sottovalutazioni, soprattutto su Carpi e Modena. Pur in uno scenario di mercato piuttosto controverso, con segnali contraddittori di risveglio e con la perdurante assenza di investimenti pubblici, il presidente Carlo Zini e il direttore finanziario Marcello Modenese si sono detti dunque ottimisti sull’anno che verrà, essendo fra l’altro Cmb seduta su un portafoglio ordini da tre miliardi, mai così rigonfio, prima d’ora. In più, l’estero – leggi Danimarca con gli ospedali di Odense, e Svizzera, con la sede Onu di Ginevra – sta diventando molto meno episodico di un tempo, visto che incide per un buon 15/20 per cento sul giro d’affari, e l’azienda si è dischiusa importanti prospettive di ampliamento dei servizi connessi alle opere, dalla gestione calore all’adeguamento energetico, per offrire prodotti sempre più integrati e innovativi. Ma è sentire il presidente Zini parlare di “...un piano che sta cambiando la pelle, speriamo non l’anima di Cmb”; o il responsabile delle Risorse umane, Paolo Zaccarelli, sottolineare il ricambio generazionale in atto (120 assunzioni negli ultimi due anni e 40 in vista nel 2020) per cui nel volgere di un triennio la metà dei dipendenti avrà meno di cinque anni di anzianità, che lascia intendere quale svolta epocale, anche sotto il profilo culturale, attenda Cmb. Si tratta in pratica di mantenere viva la cultura cooperativa in giovani altamente professionalizzati, selezionati proprio per il valore dei loro curriculum, ma tutti da convincere che vale la pena restare in un contesto portato ad apprezzare il lavoro e il welfare aziendale piuttosto che il profitto e il risultato finanziario. Compressa tra cantieri che per forza di cose impiegano manovalanza solo straniera e quadri tecnici e dirigenti attratti dalle sirene di più proficue carriere in società di capitali, dove può Cmb attestare la linea di difesa dei valori che hanno guidato finora il suo percorso ultracentenario? Va detto che è sola, Cmb, in questa ricerca. Cadute le sponde un tempo rappresentate dai partiti storici, divenuto difficile, oggi, perfino dare una definizione di “sinistra”, l’azienda deve fare da sé. Deve poter convincere che la forma cooperativa, spogliata “...dall’alone di povertà e disgrazia che l’accompagna, resta un grande valore per chi lavora” e che se trova uno con le intuizioni di un Bill Gates riesce a farlo restare, sottolinea Zini. Trasmettere l’esempio; migliorare il benessere sul lavoro; conciliarlo con il tempo di vita anche con lo smart working; ampliare la flessibilità; coltivare lo spirito di collaborazione; integrare i dipendenti in un tessuto professionale e sociale qualificato; aggiornare sempre le tecnologie e dare l’immagine di un’azienda moderna così da recepire la volontà innovativa dei giovani e come consentono cantieri di prestigio come quelli in corso... Ecco, è questo il nuovo cammino che attende il colosso cooperativo di via Marx. Per dirla con le parole di Zini, “...in un contesto in cui la percezione che hanno i giovani del lavoro è quella di farsi da sé un futuro, perché non possiedono più la cultura sociale di un tempo, a noi compete investire sulla socialità, sulla collaborazione, su un welfare aziendale condiviso e innovativo affinché il lavoro non venga considerato in sé, ma nel complesso dell’esistenza”. Forse la costruzione più complicata che Cmb si sia mai trovata ad affrontare.