Che cosa potrebbe esserci dietro la contesa su Aimag-Unieco Ambiente

E se fosse una gara di potere?

Una guerriglia tutta interna alle due anime irriducibili del Pd, la post diessina e gli ex Popolari, ora alla guida dell'azienda. L'appoggio a questi ultimi dei 5 Stelle. Aimag moneta di scambio per l'ospedale

I Consiglieri comunali che hanno votato il 16 aprile scorso la richiesta ad Aimag di integrare i documenti sulla gara per Unieco Ambiente, possono dormire sonni tranquilli: non dovranno tirar fuori di tasca propria 1 milione 950 mila euro. Era stata la minaccia lanciata della consigliera dei 5 Stelle, Monica Medici, prima di mettere in salvo le finanze proprie e del collega consigliere Eros Andrea Gaddi uscendo dall’aula virtuale del Consiglio del 16 aprile, perché fosse chiaro che loro, con quella delibera, c’entravano nulla. Sosteneva infatti la Consigliera che quell’atto sanciva una violazione dell’accordo unitario siglato il 25 febbraio scorso sulla questione Aimag/Unieco dal patto di sindacato che riunisce tutti i comuni soci della multiutility: una violazione punibile, a termini di regolamento, con una penale pari al 5 per cento della quota di Aimag di proprietà del Comune di Carpi. La cifra risparmiata dai Consiglieri della maggioranza, insomma, che avevano invece votato impavidi. È accaduto, infatti, che tre giorni dopo lo stesso patto di sindacato si è allineato alla medesima richiesta ad Aimag di integrare i documenti sulla gara, sostenuta fino a quel momento da Carpi, Novi e Campogalliano. Ribadendo una convinta unità d’azione, su questo punto. Addio penale per Carpi, dunque.

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La virulenza e i toni accesi con cui la politica locale, soprattutto 5 Stelle da una parte, con Carpi Futura, e il Sindaco con il Pd dall’altra, stanno vivendo la questione della partecipazione o meno di Aimag alla gara un pochino fanno pensare. Sui sospetti sollevati circa presunti disegni che avrebbe in mente il Sindaco – impedire qualunque passo che comporti un allontanamento di Aimag da Hera – non è il caso di parlare di misteri. Ma che dire della pervicace e ostinatissima difesa dell’ipotesi di acquisto di Unieco Ambiente sulla quale si è attestata fin dal primo giorno la consigliera Medici? Non c’è dubbio – e non abbiamo mancato di sostenerlo da queste colonne – che Aimag debba essere lasciata libera di compiere le proprie scelte e di confrontarsi con la competizione del mercato. Impedirle di partecipare, trincerandosi dietro la legge Madia e dietro continui rinvii alla produzione di nuovi documenti, dovrebbe alla fine lasciare il campo a un preciso chiarimento su come si intenda il futuro della società. Ed è questo che viene rimproverato ad Alberto Bellelli. Ma anche dare per scontato che l’acquisto di Unieco sia da vedere in una luce esclusivamente da “magnifiche sorti e progressive”, vantando come ha fatto da subito la Consigliera, che la Holding Ambiente è sana, senza problemi, avendo portato a casa un utile lo scorso anno che la differenzia da tutto il resto del gruppo cooperativo in liquidazione coatta, ecco, anche questo esigerebbe un chiarimento. Le tante partecipate della holding, disseminate fra Piemonte, Emilia, Toscana e Puglia presentano una quantità di luci, ma anche non poche ombre. I loro contratti e le convenzioni pluriennali con Comuni, Unioni di Comuni, Ato rende poi determinante e condizionante per queste società il peso dei poteri pubblici locali, cioè della politica, con le diverse vicende giudiziarie che ne sono conseguite. In un nostro servizio sull’argomento il direttore di Aimag, Davide De Battisti, ha ridimensionato dubbi e perplessità, appellandosi agli autorevoli pareri di Price Waterhouse, di Golder Associates, Orrick e del professor Angelo Clarizia. Così come il CdA di Aimag, e con esso i fautori carpigiani della gara per l’acquisizione, mostrano molta determinazione nel ritenere quello dei rifiuti, inteso come raccolta, trattamento e smaltimento, un business fondamentale per il futuro, tale anche da compensare una eventuale sconfitta nella gara del gas.

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Sono posizioni contrapposte e rispettabili, ma dietro le quali è dato scorgere proprio la politica. È paradossale: una vicenda che si è combattuta in superficie e apparentemente su un piano strettamente tecnico, a colpi di consulenze legali e finanziarie, si riassume nel quesito su chi comanda e chi comanderà in Aimag. Un quesito molto interno al Pd e alle sue due anime, la post diessina e la ex popolare e cattolica. Non è un mistero che l’attuale presidenza rientri nella seconda sfera di influenza. Si ricorderà quanto sia stato determinante l’ex vicesindaco Simone Morelli nella scelta di Monica Borghi. E intorno a lei, senza entrare nel merito delle competenze e delle capacità dei singoli che qui non sono in discussione, la guida ex Ppi di Aimag e delle sue partecipate e controllate si è allargata, includendo presidenti e direttori e lasciando solo posizioni di secondo piano all’altro versante del Pd. Siamo nell’impalpabile, si parla di sfere di appartenenza. Ci sono però fatti precisi, come la partenza del resposnabile del settore Ambiente, Paolo Ganassi e il ritiro di Adelmo Bonvicini, dopo i quali i rapporti tra i vertici di Aimag e il Comune di Carpi, saldamente a guida post diessina, non sono più stati quelli di prima. Si parla poi molto poco di Stefano Carnevali, carpigiano, 59 anni, da più di 30 in Unieco e dal 2017 Amministratore delegato e Direttore generale di Unieco Holding Ambiente. Anche se in diverse cronache giornalistiche, avendo partecipato a qualche convegno sull’economia circolare a nome di Unieco, è stato definito “uomo della cooperazione rossa”, in realtà con quel colore non avrebbe nulla a che fare. Viene piuttosto descritto come manager autonomo e indipendente, di storia e cultura cattoliche, per niente legate alla cosiddetta “Ditta” post diessina e si parla di lui come di un convinto sostenitore della partecipazione di Aimag alla gara anche nella prospettiva di andare a dirigere il settore ambiente della multiutility, in caso di vittoria. Non esisterebbe infine nulla di pentastellato, ma di un antico furore antidiessino derivante da precedenti militanze politiche nel deciso schierarsi di Monica Medici accanto agli ambienti “bianchi” favorevoli all’espansione di Aimag sulla quale nutre invece tanti dubbi Alberto Bellelli.

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Lotta interna al Pd, dunque, con il supporto pentastellato all’opzione “grande Aimag con Unieco” cara al milieu ex popolare e cattolico attualmente al comando nella multiutility. Il filone della Ditta, che da Alberto Bellelli arriva su su fino a Gian Carlo Muzzarelli e Stefano Bonaccini, contrasta questa tendenza, per tenere calda Aimag per Hera, si dice da sempre. Ma c’è qualche cosa di più che spiega la fiera determinazione del Sindaco di Carpi a contendere l’azienda all’altro versante del suo stesso partito. Qualcuno pensa che Carpi possa farsi il nuovo ospedale con i 60 milioni stanziati nella legge di stabilità 2019? Ne serviranno almeno il doppio, sempre che bastino per le imponenti opere di urbanizzazione che vi sono collegate. E la Regione, con Stefano Bonaccini e il suo potente sottosegretario Davide Baruffi, diventano interlocutori fondamentali. Se poi dovesse profilarsi la location cara al Sindaco sul prolungamento di via dell’Industria appena approvato, un ospedale costruito qui metterebbe in gioco un enorme spazio edilizio che farebbe del secondo anello tangenziale un unicum ininterrotto fino addirittura alla Traversa San Giorgio. Che Aimag possa dunque rappresentare la leva per l’ospedale e mettere in moto una simile partita non dovrebbe più stupire. Per sapere quale delle due forze prevarrà, basterà attendere giugno: sarà l’elezione del Presidente a rendere tutto più chiaro.

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