Di tenebre, il mondo è pieno. C’erano anche prima di questo virus e ce ne saranno dopo

L'omelia del Vescovo alla messa di Natale

Ma c'è ancora spazio per la speranza, ha detto monsignor Castellucci

Monsignor Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola e vescovo di Carpi, ha celebrato in cattedrale a Carpi sia la messa di mezzanotte di Natale che quella della mattina di Natale. Nelle sue omelie il presule ha ricordato ai fedeli che sono accorsi numerosi in Duomo che "il Natale di Gesù, come un faro, getta un fascio di luce sulla dignità della vita di ogni essere umano. Ciascuno di noi è censito, come Gesù, in qualche elenco; ognuno di noi entra nei registri civili e religiosi; in questo senso, ciascuno di noi è oggetto di statistiche e di calcoli, di progetti e di pianificazioni. Ma la nascita di Gesù è come la trasfusione della divinità nelle vene dell’umanità; la sua nascita rende anche noi dei soggetti: siamo venuti al mondo non per riempire dei registri, non per essere catalogati, ma per compiere una missione, per amare ed essere amati".

"Noi abbiamo l'impressione - ha sotenuto il vescovo nell'omelia del giorno di Natalr - di essere ancora in esilio: questo tempo sospeso sembra che non passi più. La situazione sanitaria è altalenante in tutto il mondo e viviamo anche noi, dopo ormai due anni di pandemia, la tentazione di appendere le nostre cetre ai salici e di chiudere la bocca al canto. Ma è, appunto, una tentazione. Cedere allo sconforto, spegnere la speranza nel cuore, significa proclamare la vittoria di Cassandra su Isaia. Anzi, su Gesù stesso, che è venuto nel mondo come “luce vera”, ci ha detto san Giovanni nel Vangelo, luce che non è stata vinta dalle tenebre. Di tenebre, del resto, il mondo è pieno. C’erano anche prima di questo virus e ce ne saranno dopo: malattie, ingiustizie, disastri naturali, guerre e violenze di ogni tipo. I messaggeri di sventure, che sono dovunque, le trasmettono e le amplificano, in un bombardamento continuo di cattive notizie, che spesso eccedono il dovere e il diritto di una giusta informazione e scivolano nel gusto di creare emozioni negative, capaci di attirare curiosità e interesse morboso. C’è tanto bene nel mondo, in mezzo a noi, ma la notizia del bene non circola abbastanza Una delle sfide, per noi cristiani, è di rendere belli i nostri piedi per farci messaggeri di buone notizie. Se un neonato, dopo tanti secoli, continua a far parlare di sé e commuove il mondo degli adulti, c’è ancora spazio per la speranza, che è dotata di piedi molto più belli di quelli dello sconforto e della tristezza".