Déhors e fronte dell ombrellone
Dal sostegno alla loro espansione anche senza il permesso dei prospicienti in nome della rivitalizzazione del centro storico (Simone Morelli) alla neutralizzazione con clausole restrittive e rispettose dei vicini imposte dalle minoranze
Invertendo la celebre frase della regina Maria Antonietta (“Il popolo non ha più pane? Che mangi le brioche”), Monica Medici, dei 5 Stelle, al Consiglio comunale dell’altra sera chiedeva: “Ma perché uno che vende brioche dovrebbe avere più diritti di uno che invece vende scarpe?”.
Siamo sempre lì: la brioche come storico spartiacque del privilegio, simbolo aborrito dei diritti di un popolo – nozione che abbraccia non solo i venditori di calzature, ma anche fruttivendoli e farmacisti, titolari di mercerie e boutique alla moda, panettieri e macellai, pellettieri e liutai, restauratori di mobili e tappezzieri – calpestati dalle ragioni di baristi e titolari di pubblici esercizi. Ai quali, è il sospetto che circolava fra i banchi delle minoranze, il potere municipale, impersonato in questo caso dall’assessore Simone Morelli, dimostrerebbe attenzioni particolari, acuite dal karma “rivitalizziamo il centro storico”. Quasi che cocktail, drink, spritz e brioche, appunto, ne fossero il solo strumento attuatore, escludendo il concerto della miriade delle altre attività umane. Alla fine era una questione di déhors, in italiano “spazio esterno di pubblico esercizio”, il posto dei tavolini all’aperto, insomma.
L’Assessore “rivitalizzatore” l’aveva preannunciato nei giorni precedenti il civico consesso. Liberalizzeremo ancora di più, aveva proclamato attraverso la stampa quotidiana: d’ora in poi l’eventuale espansione dei déhors in spazi non prospicienti l’esercizio potrà essere concessa anche senza l’assenso dei vicini previsto dalle vecchie norme. E a due sole condizioni: che la delimitazione dello spazio all’aperto non superi un’altezza di 80 centimetri; e che venga sempre preservato un “corridoio fruibile” per il pubblico passaggio di almeno due metri. Sempre che il vicino non sia disposto a concedere anche questo, in tal caso con tanto di rilascio di autorizzazione scritta. È qui che la consigliera Medici, indossati i panni di Marianna all’attacco dell’Ancien Régime si è chiesta perché chi ha scelto di vendere brioche e altri generi di conforto anche ai tavolini all’aperto, debba essere privilegiato rispetto a qualsiasi altro titolare di attività commerciale. Il tutto aggravato dalla gherminella degli 80 centimetri delle “delimitazioni” che, individuati dall’Assessore e dal suo dirigente Diego Tartari come limite per non oscurare con prominenze eccessive gli altri punti vendita, alimentavano perfino ingiustificati e paradossali dubbi antropometrici sollevati dal parlottìo delle minoranze. Del tipo: di quanto fuoriuscirebbe una statura media dal limite citato per la recinzione del déhors? Quanti centimetri della parte superiore di un corpo seduto a gustare un coca&rhum rientrerebbero nell’illegalità?
I dubbi delle minoranze hanno preso a tartassare il povero Tartari, che il destino del resto ce l’ha nel cognome. Perché circoscrivere gli 80 centimetri alle delimitazioni? Non dovrebbe la visibilità delle vetrine a rischio oscuramento dipendere anche dagli altri elementi di arredo? E gli ombrelloni? gli chiedevano in sede tecnica: dovranno sottostare anch’essi a quel limite, restringendo l’area dell’utenza a una popolazione lillipuziana? E lui sotto assedio rispondeva un po’ sì e un po’ no: che sì, il limite poteva riguardare anche gli arredi; e che no, gli ombrelloni erano esclusi. Alla fine il consigliere Roberto Benatti ha capito che con il cavallo di Troia di un emendamento contenente il termine “arredi” all inclusive – tavolini, sedie, recinti, pedane, ombrelloni e coperture – messo di fianco alla parola “delimitazioni”, l’intento liberalizzatore dell’assessore Morelli si sarebbe potuto stroncare sul nascere. Perché qual è il pubblico esercente che si impegnerebbe a invadere di tavolini e sedie uno spazio all’aperto, costoso di suo, senza la benché minima copertura dal solleone, dalla guazza e da altro, a meno di ottenerne il permesso dai prospicienti a sforare le altezze o di selezionare solo clienti di statura inferiore a quella di un ombrello? E l’Ausl autorizzerà mai somministrazioni di cibi e bevande a cielo aperto? Tra un emendamento e l’altro, l’idea di accostare a “delimitazioni” anche il resto degli “arredi” sotto gli 80 centimetri, lasciando la clausola del nulla osta da chiedere ai vicini per giustificare le eccezioni, è stata comunque accolta da tutti e la delibera di modifica di un Regolamento per ammettere una libertà di déhors che faticherà a trovare pratica attuazione è passata con il voto a favore del Pd e l’astensione di tutte le minoranze.