Con Pietro Marmiroli alla scoperta dello scrittore Arturo Loria, mancato profeta in patria

Profeta in patria, molto più di quanto lo sia stato ai suoi tempi Arturo Loria, Pietro Marmiroli, già docente di Filosofia al liceo Fanti, grande conoscitore della cinematografia e appassionato cinefilo nonché amabile conferenziere ha intrattenuto sulla vita e l'opera dello scrittore il pubblico accorso a occupare tutte le sedie della redazione di Voce per ascoltarlo nella conversazione dal titolo "Carpi, tra immagine e immaginario”.

 

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Con l'ausilio di filmati, che riunivano le foto della Carpi del primo Novecento provenienti dall'archivio di Mauro D'Orazi ai video girati da Giuseppe Lodi e da Gabriele Zambelli e Carlo Gazzotti sulla biografia e gli scritti di Loria, Marmiroli ha ripercorso tutte le tappe della formazione e dell'avventura letteraria dello scrittore, figlio di Aristide Loria, al quale venne concesso di realizzare, in quelli che un tempo erano i giardini di Palazzo Pio, la manifattura di cappelli di paglia il cui edificio ora ospita proprio la biblioteca dedicata allo scrittore.  Ci visse appena una decina d'anni, a Carpi, dalla nascita nel 1902 al 1912, quando con la famiglia e l'azienda traslocò a Firenze. Ed è per questo che Marmiroli ha mostrato e commentato come dovesse apparirgli da bambino la città dell'epoca, ancora circondata da mura delle quali sarebbe cominciata di lì a poco la demolizione, e dalle quali ha fatto percorrere al pubblico una immaginaria passeggiata fotografica intorno alla città, vista dal rialzo dei terrapieni.

Ha poi ambientato Loria, con la sua fama di dandy elegante e raffinato, nella vita culturale del capoluogo toscano e nel caffè Le Giubbe Rosse, ritrovo della comunità che si riuniva intorno alla rivista Solaria, nella quale pubblicò il primo racconto "Il cieco e la bellona”, e dove entrerà in contatto con scrittori e poeti come Alessandro Bonsanti, Eugenio Montale, Marino Marini. E' il perimetro letterario che vide nascere Loria come autore soprattutto di racconti – non gli riuscirà mai di pervenire al grande romanzo al quale ambiva – dai quali Marmiroli ha compiuto un meticoloso lavoro di estrazione dei passaggi chiaramente allusivi ai suoi trascorsi d'infanzia a Carpi. E ha accostato alcuni dei brani a precise localizzazioni – dalla "sganasciata rovina” di porta Mantova alla "casa della testa di cavallo” tuttora esistente in via San Francesco, al "caffè arabo” (l'albergo del Turco) ai "portici dalle terribili occhiaie vuote e risonanti” (il portico Lungo) – che hanno rivelato quanta poesia possano trasmettere luoghi che ancora esistono e che abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni. Di grande interesse è stata poi la testimonianza della sorella di Loria, che ha raccontato dei suoi numerosi viaggi, del suo amore sfortunato per Nerina, delle vicende famigliari legate alle leggi razziali, alla guerra, alla chiusura dello stabilimento e alle difficoltà economiche che ne seguirono. Alla fine, Marmiroli è riuscito non solo a far conoscere ai presenti una personalità complessa quanto piuttosto ignorata nella città d'origine, ma anche a mostrare come Carpi possa essere vista e apprezzata, se solo si riesce a staccare lo sguardo dalla quotidianità e a indossare gli occhiali del ricordo.