Documento del 1940 su un curioso braccio di ferro tra le religiose e il Podestà

Dazio sul vino: nessuna eccezione per le suore

di Gianfranco Guaitoli

Un caso singolare è sortito dai faldoni dell’Archivio storico comunale. Si tratta di un foglietto dattiloscritto, datato 19 luglio 1940 (XVIII delle era fascista), a firma di suor Alfonsa Buscaglia, superiora delle Suore della Carità di Carpi, indirizzato al locale Podestà Federici-Zuccolini. In esso la religiosa riferiva di essere in trattativa per acquistare un po’ di vino e si permetteva pertanto di pregarlo di disporre per il libero passaggio presso la locale barriera daziaria, allegando anche la formale richiesta. La Superiora si definiva “sotto la protezione di San Vincenzo de’ Paoli”, precisando che la Casa di Carpi era una filiale dell’Istituto delle Suore di Carità, con sede in Roma, riconosciuto con Decreto reale 1 febbraio 1932. E, citando le norme sulla finanza locale e il Regolamento per la riscossione delle imposte di consumo, chiedeva l’esenzione dell’imposta di consumo sul vino e sull’uva per le 16 persone che facevano parte della Comunità e che convivevano nella Casa religiosa di via Ciro Menotti 17. Il tutto era avallato e confermato dal cancelliere vescovile, canonico Aldo Valentini. 

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