Filmato di RaiStoria: il campo di Fossoli, risorsa culturale che non finisce mai di stupire

Chi pensava di sapere tutto o di aver visto tutto della storia del Campo di Fossoli, fino a provare un certo fastidio per il frequente ricorrere dell'argomento nelle cronache cittadine, si sarà ricreduto vedendo ieri sera  il documentario di Massimo Vincenzi “Fossoli, anticamera per l'inferno”, proiettato da RaiStoria in occasione della Giornata della Memoria. Un filmato, va detto, che in meno di un'ora ha ricostruito biografie personali legate all'internamento nel campo in buona parte sconosciute, testimonianze vivide che non si erano mai ascoltate prima d'ora, immagini fotografiche degli ufficiali delle SS, della catena di comando – da Wilhelm Hartser, a Friedrich Kranebitter e Friedrich Borsammer – che sovrastava il comandante del campo, Karl Friedrich Titho. Il tutto è stato proposto in una cornice di particolare suggestione: mai la campagna intorno al campo, ripresa dal drone, era apparsa così bella; mai così evocative le rovine delle baracche ormai tutt'uno con la vegetazione; mai altrettanto efficaci le immagini delle opere d'arte riprodotte all'interno del Museo Monumento al Deportato, intervallate ai racconti e ai filmati originali in bianco e nero a sottolineare alcuni passaggi del racconto narrato dalla voce fuori campo. I due testimoni principali, internati da adolescenti e oggi ultranovantenni, il genovese Gilberto Salmoni e il milanese Franco Schoenheit, con immediatezza e semplicità hanno restituito scorci della vita quotidiana nel campo e il ricordo di frammenti di quelle esistenze transitate da lì, sulle quali incombeva il tragico destino di finire ad Auschwitz, Dachau, Bergen Belsen, Buchenwald. O Mauthausen, come toccò a Ludovico Barbiana di Belgiojoso, il prestigioso architetto milanese ricordato nel documentario dal figlio Alberigo, sopravvissuto all'Olocausto e al quale il Sindaco di Carpi, Bruno Losi, avrebbe poi affidato la progettazione del Museo Monumento. Fra gli internati di Fossoli, si viene così a sapere, oltre che della nota vicenda di Odoardo Focherini, dell'odissea della cantante lirica Frida Misul, che dovette la salvezza proprio alla sua bellissima voce; e delle struggenti lettere spedite al marito dalla meno fortunata Ada Michlstaedter Marchesini, uccisa ad Auschwitz una settimana dopo la partenza da Fossoli. E chissà quante altre storie personali potrebbero un giorno uscire da archivi familiari o istituzionali sul ruolo che ebbe il campo per tanti uomini e donne in qugli anni drammatici. Ci sarà sempre molto lavoro per la Fondazione Campo Fossoli la cui direttrice, Marzia Luppi, compare nel filmato per cucire  le varie stagioni vissute nei 28 anni di utilizzo della struttura.

 

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