La Mostra di Andrea Saltini: uno ''scandalo'' come ''La Buona Novella'' di De André
"Poi la voglia svanisce e il figlio rimane e tanti ne uccide la fame. Io ho forse confuso il piacere e l'amore, ma non ho creato dolore”, fa dire Fabrizio De André, nel suo album "La Buona Novella” (1970), a Tito, uno dei ladroni che invoca in extremis la misericordia di Gesù. Citandoli uno dopo l'altro (nel caso specifico il "Non commettere atti impuri”) nel "Testamento di Tito”, la canzone più famosa, il ladrone ammette di non aver rispettato nessuno dei dieci comandamenti: alcuni perché gli paiono immorali, e gli altri perché facili da rispettare per chi abbia una vita agiata e tranquilla, ma impossibili per chi come lui è nato nella povertà. E' il salto dalla religione, interpretata con ipocrisia e in modo rigido e schematico, all'umano e al suo bisogno di spiritualità di cui la figura di Cristo è il più alto interprete e per il quale De André si appoggiò ai Vangeli apocrifi. segue