Nell'araldica dei Pio il bianco e il rosso di Carpi
L’araldica, un tempo considerata quasi alla stregua di una “scienza esatta”, risulta oggi misconosciuta ai più anche se non sembra proprio che il mondo contemporaneo possa poi fare a meno di stemmi, emblemi e “loghi” che rappresentano visivamente un concetto, un prodotto o una casa produttrice. Il “cavallino rampante” della Ferrari di Maranello ne è un esempio evidente tanto da risultare parte integrante dell’immagine dell’azienda e da essere severamente tutelato contro ogni tentativo di imitazione o di uso non autorizzato. Ma da dove nasce lo “stemma araldico” e che cosa ha rappresentato in passato? Ripercorriamo insieme le vicende di uno stemma che ci è ancora vicinissimo ed è molto popolare a Carpi: lo stemma Municipale, uno scudo con quattro fasce alternate, bianche e rosse, sormontato da un albero (un carpine) su cui poggia un uccello (un falco). Tutti sanno che carpine e falcone sono vestigia dell’antica tradizione che vuole Carpi fondata da Astolfo, re dei Longobardi, il quale nel territorio carpigiano ritrovò proprio su un carpine il falcone da caccia preferito e che ormai dava per perso. Ma le “bande bianche e rosse” dello scudo (che hanno consentito di ribattezzare quali “bianco-rossi”, per esempio, i calciatori del Carpi Calcio e i loro tifosi), che significato hanno? Lo stemma risale all’XI secolo, nel pieno Medioevo: le bande bianche e rosse erano dipinte sullo scudo da battaglia dei cavalieri di casa Pio, nobili forse di stirpe longobarda anch’essi, che erano ancora errabondi nella bassa pianura modenese e signoreggiavano solo sul piccolo castello di Quarantoli.