Come è cambiato piazzale Bertesi, un tempo chiamato pace

Un angolo di Carpi quasi immutato

Quello che oggi è conosciuto come piazzale Bertesi, anticamente si chiamava piazzale Pace, dal nome dell’antica famiglia dei Paci o Pasi che vi aveva un suo palazzo. Serviva ad uso di cimitero della città di Carpi ed era un’area annessa alla chiesa pievana (il Duomo). Il cantiere edificato per la costruzione della Cattedrale (1515) aveva lasciato nel retro della chiesa uno spazio aperto rimasto (come riporta Alfonso Garuti) in gran parte indefinito anche per il passaggio su di esso in diagonale del ramo secondario del Canale di Carpi, quello che attraversava la piazza e bagnava le fondamenta del castello e che, dopo il percorso nei cortili ed orti delle case comprese tra le contrade di Cantarana e Belvedere (via Brennero e via Battisti) si innestava nel ramo principale per uscire dalle mura in prossimità del cosiddetto “Palamaio”, in fondo a via Santa Chiara. In questo spazio dietro le absidi del Duomo, come assicura Antenore Manicardi, del Gruppo archeologico carpigiano, il sottosuolo, alla profondità di un paio di metri, era ricco di una preziosa argilla di colore bluastro, ottima per fare ceramiche, scodelle, boccali. Il Vicario della Collegiata dell’epoca, don Bartolomeo Grillenzoni, nel 1589 pensò bene di accaparrarselo per utilizzare tale creta “...per arte sua figuli exercenda” cioè per far lavorare i suoi scodellari i cui prodotti venivano, una volta cotti, venduti e commercializzati. Lo stato di indeterminatezza urbana di quel pezzo di terra, che perdurava ancora nel Settecento, viene menzionato nelle cronache carpigiane nel 1722, precisamente in un rogito notarile, ma anche nelle registrazioni degli Atti Comunitativi (le delibere comunali) allorché l’arciprete Giorgio Giovanardi lo chiuse arbitrariamente per trasformarlo in un giardino congiunto alla canonica, allora residernza degli arcipreti. Questo abuso scatenò nei dirigenti municipali una indignata reazione e una lite durata alcuni anni.

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