Intervista a tutto campo al Segretario della Camera del Lavoro

Benincasa (Cgil): Anno da dimenticare, speriamo nel prossimo

Il 2020 è stato un anno orribile sotto molti profili, anche sotto quello produttivo, lavorativo ed occupazionale. Ne abbiamo parlato con Giorgio Benincasa, responsabile dall’ottobre 2017 della Camera del Lavoro di Carpi e coordinatore per la Cgil del Distretto carpigiano.

Benincasa, visto dalla finestra di Carpi della Camera del Lavoro, quali impressioni restano in mente per quest'anno che si conclude?

«Sicuramente un anno drammatico da molti punti di vista, in primo luogo da quello sanitario con piu di 2 milioni di contagiati e 72.300 morti in Italia, 30.221 contagiati e 905 morti in provincia di Modena e per il forte impatto sia sulle famiglie colpite e sia sulle strutture sanitarie e tutti I lavoratori che vi operano. Certamente i lockdown nel periodo marzo-maggio e poi quello a zone rosse-arancioni-gialle di ottobre-dicembre hanno depresso il sistema produttivo con forti ripercussioni sul lavoro, i redditi e l’occupazione. Le ore di Cassa integrazione per le aziende industriali (Cigo, Cigs, Cigd) nel periodo gennaio-novembre in provincia di Modena sono state 55 milioni che equivale a dire che sono stati “sospesi” 30 mila posti di lavoro full time. A queste ore vanno aggiunte le ore di utilizzo degli ammortizzatori degli altri settori: il Fis (commercio, servizi), il Fsba (aziende artigiane). Nel distretto di Carpi sono state coinvolte un migliaio di aziende e circa 7 mila lavoratori. Poi ci sono Ie centinaia di lavoratori precari a cui non è stato rinnovato il contratto o i lavoratori stagionali che non sono stati nemmeno assunti»

La vertenza Goldoni-Arbos ha riempito le cronache di questi ultimi mesi. quale futuro per queste aziende?

«La situazione è delicata e complessa. I lavoratori sono ancora in presidio permanente e insieme alle Organizzazioni Sindacali stanno confrontandosi a tutti i livelli, sostenuti convintamente dalle istituzioni locali e regionali, per cercare una soluzione che possa garantire continuità produttiva e occupazionale. Un’azienda straniera ha fatto una offerta vincolante, ma il percorso per arrivare ad un approdo positivo è ancora tortuoso e non scontato. L’impegno e la volontà di proseguire nella trattativa non verranno a mancare»

Il Covid ha bloccato per un certo periodo i licenziamenti anche a Carpi ma nel 2021 cosa potrebbe accadere?

«Una certa preoccupazione e incertezza aleggia certo e si presume che qualche richiesta di riduzione ci sarà. Le previsioni parlano però di una crescita del Pil del 5,7 per cento nel 2021 (anche se forse sono un poco ottimistiche) e quindi confidiamo che con intelligenza si riesca a salire su questo treno di sviluppo cogliendone le opportunità che sicuramente ci saranno. Certamente noi vigileremo per evitare atteggiamenti eccessivamente “disinvolti” e irresponsabili»

E’ vero che sono ancora in tanti a non aver ricevuto la cassa integrazione dei mesi scorsi?

«Per quanto riguarda il pagamento dei vari ammortizzatori i problemi più urgenti e drammatici hanno riguardato il Fsba delle aziende artigiane, dovuti alle fonti di finanziamento dell’ente bilaterale, che nei mesi scorsi ha avuto ritardi anche di tre/quattro mesi. Ora siamo in pari con ottobre. La Cassa Integrazione delle industrie ha avuto molti meno problemi e non ci sono ad oggi particolari criticità e ritardi. A questo proposito come Cgil ribadiamo la necessità di addivenire ad una riforma degli ammortizzatori sociali nella direzione della universalità a copertura di tutti i lavoratori a prescindere dal settore e dalla dimensione delle aziende in cui sono occupati, con fonti certe ed adeguate di finanziamento e procedure fluide che garantiscano tempestività nei pagamenti»

Quali i punti deboli del sistema produttivo carpigiano secondo il sindacato?

«Il distretto di Carpi negli anni passati è stato un territorio importante per l’economia non solo locale ma anche nazionale, soprattutto nel settore moda e nel metalmeccanico. Però l’impressione è che ora si sia un po’ seduto, che sia poco reattivo ed energico (a parte qualche eccezione). Le idee sono poche, poca voglia di rischiare, di innovare. Tra le criticità sicuramente il “nanismo” delle imprese, la loro sottocapitalizzazione, la poca propensione ad investire. E poi un ricambio generazionale che non è sempre stato all’altezza o ha preferito altri settori professionali, in un quadro di competizione che è diventata mondiale, con una concorrenza agguerrita che si è moltiplicata e non sempre il distretto è riuscito a riorganizzarsi puntando su efficienza e qualità piuttosto che sul contenimento dei costi, per fronteggiarla»

Ma i nodi da sciogliere sono ancora tanti, anche nella realtà locale: contratti da chiudere, nuove forme di lavoro da regolamentare, una situazione industriale "riflessiva". Sono tutte sfide già affrontate dal sindacato ma che si propongono in modo nuovo. come affrontarle in futuro?

«Sicuramente il territorio può fare la sua parte. Servono infrastrutture (viabilità, fibra ottica, trasporti), alta scolarizzazione della popolazione, alte competenze professionali specifiche, una ricchezza diffusa, una fedeltà fiscale, buoni livelli di welfare, buoni servizi e amministrazione attenta, una comunità coesa e solidale. In questo modo il territorio risulta attrattivo e può essere riconosciuto come un valore aggiunto nel quale poter investire, anche da parte di multinazionali. Le multinazionali del biomedicale anche dopo il terremoto sono rimaste e hanno ricostruito in loco. I due grandi progetti della città di Carpi (nuovo ospedale e polo universitario) con un investimento complessivo di circa 200 milioni sono una grandissima occasione che non può essere sottovalutata o addirittura sprecata dalle imprese locali per rilanciare questo territorio anche in una chiave di rigenerazione urbana del patrimonio immobiliare esistente e di green economy e quindi di attenzione ai rifiuti e al loro riciclo, al risparmio energetico. Per il sindacato è indispensabile puntare alla via alta dello sviluppo; non basata quindi sulla competizione sul costo del lavoro ma sulle capacità distintive e quindi sulla valorizzazione del lavoro, sulla qualità, su investimenti in prodotti e processo., sulla ricerca e innovazione sia nel privato ma anche nel pubblico. Sarà necessario affrontare il tema della riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario per redistribuire il lavoro. Inoltre sarà indispensabile rinnovare i contratti collettivi nazionali di lavoro, non solo per riconoscere il giusto salario ai lavoratori, ma anche per ridisegnare le politiche industriali e organizzative nel territorio e nel nostro Paese. Infine a livello più generale arrivare ad una legge sulla rappresentanza che impedisca a sedicenti organizzazione sindacali di firmare contratti pirata con imprese compiacenti e quindi ribadire il valore erga omnes dei contratti, a cui valutare di affiancare un salario minimo legale»

C’è poi il fronte dei servizi ai lavoratori...

«Su questo aspetto riteniamo di aver fatto il meglio per stare accanto ai lavoratori in questi tempi difficili La Camera del Lavoro di Carpi in questi mesi (a parte le settimane di lockdown totale) è sempre stata aperta su appuntamento. Prova ne è che sono state fatte 3 mila pratiche di Ise, 12.450 di modeli 730, 13 mila pratiche di patronato (Pensioni, invalidità, Naspi, permessi di soggiorno), centinaia di accordi di Cig, Fis, Fsba. I contatti telefonici e via email sono stati altrettanto. Abbiamo cercato di rimanere aperti il più possibile, nel rispetto di tutte le norme di sicurezza previste dai protocolli anti Covid-19, adottando segnaletica per garantire distanziamento, plexiglass, mascherine, in modo da poter essere un punto di riferimento per i lavoratori, i pensionati e i cittadini e garantire loro quei servizi e a volte solo quelle rassicurazioni di cui avevano necessità».