Com'era verde il mio distretto (tessile) - 1
Una piccola storia dell'imprenditoria carpigiana, iniziata nei primi anni Duemila, che avrebbe potuto diventare grande: quella dei tessuti bio. Ora in forte ripresa, mentre qui si resta invischiati nella crisi dei prodotti convenzionali
Facendo una ricerca quasi casuale su un classico motore di ricerca, a tema “tessile bio”, il pigro internauta può capitare su un post del sito della Provincia di Modena il cui incipit fa: “Il 2008 sarà l’anno della definitiva affermazione del cotone bio sul mercato tessile mondiale”. Perché sul sito della Provincia di Modena, si parlasse di tendenze mondiali del tessile bio è legato in realtà a un piccola storia dell’imprenditoria carpigiana, che, ancora ignara della crisi mondiale che in realtà nel 2008 sarebbe esplosa, cercava di rispondere a ben altre crisi succedutesi dalla fine degli anni Novanta e culminate nel 2005 con la fine dell’Accordo Multifibre, quella barriera protezionistica che in qualche misura, difendeva i produttori tessili del “mondo sviluppato”, dai prodotti a bassissimo prezzo degli allora “paesi emergenti” (Voce non mancò di analizzare il fenomeno, all’epoca: www.voce.it/it/articolo/1/sociale/fine-del-multifibre-gli-effetti-sul-distretto). Fu così che alcune imprese, tentarono la via della qualificazione di filiere più sostenibili, sull’onda del successo e della continua crescita del bio nel settore degli alimentari e della cosmesi. Se esisteva una nicchia di consumatori, con maggior capacità di spesa e livello di istruzione, secondo tutte le indagini di mercato dell’epoca, che pretendeva cibi sani e rispettosi dell’ambiente in cui venivano prodotti (ed era disposta a pagarli di più), perché non si sarebbe potuto estendere questa “sensibilità” anche al settore tessile?
