Congelati fino al 31 marzo i riscatti delle polizze Eurovita

Un dispaccio dell'Ansa l'aveva diffusa una settimana fa e la notizia, sia pure con rilievo marginale, è stata ripresa in questi giorni dai siti specializzati e dagli inserti finanziari di alcuni quotidiani nazionali: l'Ivass (Istituto di vigilanza sulle assicurazioni) ha congelato fino a fine marzo i riscatti delle polizze Eurovita, compagnia commissariata lo scorso 31 gennaio, per arginare la fuga della clientela e un possibile smottamento del capitale. Per dare un'idea, è una misura confrontabile con un blocco dei depositi bancari. E si salvano al momento solo coloro che chiedano riscatti e anticipazioni delle pensioni complementari o abbiano presentato richieste di riscatto prima delle ore 20 del 7 febbraio. Si calcola che siano oltre 350 mila gli assicurati Eurovita, numerosi anche in area modenese e reggiana, perché Eurovita aveva 6 mila 500 consulenti operativi sulla propria piattaforma e nel collocamento delle polizze. E oltre che sui clienti di banche locali, contava su una vasta rete di gruppi di consulenza finanziaria, parte dei quali si è trovata magari non a vendere di recente, ma a gestire prodotti Eurovita risalenti a diversi decenni fa e spesso provenienti da portafogli sottoscritti con le casse di risparmio, quando garantivano un interesse minimo del 4 per cento, in epoche di tassi azzerati.

Qual è stato il problema all'origine del commissariamento e poi del congelamento dei riscatti? Tutto ruota intorno al fondo di private equity anglosassone Cinven, proprietario del gruppo Eurovita. Lo aveva acquistato da Jc Flowers nel 2018, staccandosi subito un assegno da cento milioni di euro in forma di dividendi. In più, scrive oggi l'inserto Affari&Finanza di Repubblica, “...attingendo moltissimo al credito bancario”: molto debito e poco equity, insomma. Pur pressato da tempo dall'Ivass, Cinven non ha mai ottemperato alla direttiva di metter mano al portafoglio ed estrarne i duecento milioni di euro necessari per ristabilire l'equilibrio patrimoniale di Eurovita. Da qui la sospensione del CdA del gruppo assicurativo e l'arrivo del commissario Giuseppe Santoliquido. A monte, stando alle ricostruzioni della stampa specializzata, vi sarebbe stata, da parte di Cinven, una sottovalutazione dei tempi assegnati dall'Ivass e necessari per trovare un nuovo socio, secondo un piano di rafforzamento patrimoniale che è apparso subito poco realistico all'Istituto di vigilanza. Ma non è tanto questo che interessa, quanto un congelamento dei riscatti che interessa migliaia di risparmiatori i quali dovranno ora fidarsi dell'auspicio del commissario “...di riuscire in questo periodo a definire una soluzione che permetta alla compagnia di rafforzarsi patrimonialmente a tutela di assicurati, partner distributivi e dipendenti”. Al momento si può solo osservare che la cifra indicata per la patrimonializzazione – 200 milioni – è poca cosa rispetto a una raccolta complessiva che, pur dimezzatasi rispetto al 2019, ancora nel 2022 ammontava a poco meno di 1,2 miliardi di euro.

 

La sola reazione pervenuta finora dai “partner distributivi” dei prodotti Eurovita è quella di Fineco, riportata sempre dal Sole 24 Ore, secondo la quale “la situazione di incertezza che si è venuta a creare in questi giorni riguarda non tanto i prodotti distribuiti presso la clientela italiana, caratterizzati da un'elevata solidità in base ai controlli che Fineco ha costantemente effettuato, quanto l'imprevedibile evoluzione societaria di Eurovita”, per la quale la  stessa Fineco “...esprime fiducia nell'intervento regolatore”. Dal canto suo, Confconsumatori ha ricordato che le direttive europee sulla distribuzione di prodotti di investimento stabiliscono “chiari e stringenti obblighi a carico degli intermediari che distribuiscono prodotti finanziari” e che qualora anche uno solo di essi venga disatteso, "il contratto di acquisto è risolto per inadempimento della banca venditrice con conseguente obbligo di restituire la sorte capitale investita”. (ph. Quifinanza)