Sala Loria gremita per la donazione alla città del fondo della regista

Cavani, una carriera riconsegnata a Carpi

Auditorium della biblioteca Loria gremito di pubblico per la presentazione dell’archivio donato da Liliana Cavani a Carpi, la sua città. Il fondo comprende il copione originale di “Galileo”, i master del “Portiere di notte”, i dialoghi di “Francesco” e “Milarepa”, la scaletta di montaggio di “Interno berlinese”, la sceneggiatura di “Dove siete? Io sono qui”, la prima stesura del film “La pelle”, il testo di doppiaggio per “L’ospite”. E poi, ancora, foto di scena, manifesti e locandine dei film, rassegne stampa, appunti, piani di lavorazione e i tanti numerosi riconoscimenti ricevuti in carriera, tra i quali il Giffoni, il premio Rai alla mostra di Venezia e la Navicella. La donazione – che consiste in centinaia di documenti, libri, cassette vhs, giornali, block notes e tanto altro ed è accompagnata da una lettera autografa della regista – è stata accolta nell’archivio storico comunale e il materiale, ha spiegato l’archivista Eleonora Zanasi, “… sarà inventariato per renderlo al più presto accessibile al pubblico in archivio”. Nel corso dell’incontro, al quale ha preso parte anche il sindaco Alberto Bellelli che ha ringraziato la Cavani a nome di tutta la città, la regista ha illustrato il ricco patrimonio della sua carriera in un’intervista con Francesca Brignoli, studiosa dell’opera cinematografica e autrice di “Il cinema di Liliana Cavani”. Durante la conversazione la regista si è lasciata andare ai ricordi di quando, giovanissima, frequentava la biblioteca di Carpi per consultare soprattutto riviste di cinema. “Spesso ero da sola in biblioteca – ha ammesso –, peccato, perché è un luogo che bisognerebbe frequentare, io vi ho scoperto tante cose. A Carpi ci sono molte più ricchezze culturali di ciò che non sembri e gli istituti, inclusi i Musei civici e l’Archivio, sono tenuti benissimo”. Liliana Cavani, che a Carpi ha fondato il primo cine club, ha poi parlato del primo concorso vinto: “Frequentavo la prima del liceo Classico a Modena e ho visto questo concorso sul cinema indetto dalla casa editrice il Mulino – ha raccontato –. Ho deciso di partecipare e ho vinto 100 mila lire che per l’epoca erano bella somma”. I ricordi sono arrivati poi alla sua famiglia (“Antifascista e laica”), al concorso per funzionari di carriera in Rai (“Eravamo in 11 mila e ci hanno presi in 30, ma ho rifiutato, mentre Umberto Eco ha accettato”). Il rapporto con la Rai non si è però interrotto. Dopo la laurea in Lettere Antiche e il diploma al Centro sperimentale di Cinematografia di Roma inizia a fare documentari e inchieste di stampo sociale e politico per la tv di Stato: “La storia del Terzo Reich” (“Avrebbe dovuto essere portato nelle scuole. Il problema è che la gente non conosce la storia”), “La donna nella resistenza”, “La casa in Italia” e tanti altri. Negli anni Novanta entra nel consiglio di amministrazione e contribuisce a fondare Rai Fiction. “La Rai così ha iniziato finalmente a produrre, comprando meno – ha detto –, perché giravano cifre spropositate”.

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