Il convegno Lapam sul regolamento Reach sulle sostanze chimiche nel tessile

Le regole della sostenibilità

Il mondo del fashion sempre più sensibile a una moda a impatto zero

Carpi – Si è parlato di salute e ambiente nel settore moda nel corso del seminario condotto da Emilio Bonfiglioli, direttore del Centro Qualità Tessile di Carpi, che si è svolto nei giorni scorsi nella sede Lapam di Carpi. All’incontro, organizzato dal responsabile Lapam Carlo Alberto Medici, hanno partecipato numerosi operatori della filiera del tessile (in particolare, tessiture, tintorie e stamperie) per conoscere le ultime leggi in materia di sostenibilità sociale e ambientale.

Bonfiglioli ha spiegato il contenuto di Reach, il regolamento europeo il cui obiettivo principale è migliorare la conoscenza dei pericoli e dei rischi derivanti da prodotti chimici già esistenti (introdotti sul mercato prima del settembre 1981) e nuovi (dopo il settembre 1981).

Il Reach è un sistema integrato di registrazione, valutazione e autorizzazione delle sostanze chimiche che mira ad assicurare un maggiore livello di protezione della salute umana e dell’ambiente. Circa 30 mila sostanze e prodotti chimici dovranno infatti essere soggetti a un esame sulla loro pericolosità e inseriti in un database comune a tutti gli Stati membri. Attraverso il Reach sarà possibile ottenere maggiori e più complete informazioni su: le proprietà pericolose dei prodotti manipolati, i rischi connessi all’esposizione, le misure di sicurezza da applicare e le responsabilità dei produttori.

La registrazione delle sostanze comporta, per i fabbricanti e gli importatori di sostanze e preparati, l’obbligo di presentare all’Agenzia europea una serie di informazioni di base sulle caratteristiche delle sostanze e, in mancanza di dati disponibili, l’obbligo di eseguire test sperimentali per caratterizzare le proprietà fisico-chimiche, tossicologiche e ambientali.

Se la limitazione dell’uso delle sostanze tossiche per la salute e l’ambiente è imposta per legge dal Reach, nell’incontro è emerso che le azioni dei gruppi di opinione quali Lav e Greenpeace si spingono oltre e stanno ricevendo il consenso di diversi marchi della moda. Attraverso campagne tipo Detox, Greenpeace e Altroconsumo chiedono l’eliminazione, entro il 2020, di undici classi di sostanze tossiche nel mondo della produzione tessile. Si tratta di materiali pericolosi per l’ambiente e per la salute, tra cui ftalati, alchilfenoli etossilati, pfc e metalli pesanti che nei test di Altroconsumo sono risultati presenti perfino nei pigiamini dei bambini.

L’associazione chiede l’eliminazione di queste sostanze e non la semplice riduzione, per una moda a impatto zero che unisce l’etica e l’estetica. E finora il mondo del fashion ha risposto positivamente: dal 2011 a oggi hanno sottoscritto l’impegno Detox 35 gruppi internazionali che rappresentano più di cento marchi e costituiscono circa il 15 per cento della produzione globale di abbigliamento: dalle grandi griffe del lusso ai marchi del fast fashion passando per le multinazionali dell’abbigliamento sportivo. Di conseguenza, anche diverse aziende tessili italiane che forniscono i semilavorati ai brand, si stanno impegnando a eliminare le sostanze tossiche. Perché oggi la sostenibilità è di moda, essere green è di tendenza e il consumatore è diventato attento e consapevole. Chi non si adegua, oltre che inquinare e produrre danni alla salute, rischia di rimanere indietro, di essere considerato out. E nella moda questo è un rischio che non si può proprio correre.

Nella foto, Emilio Bonfiglioli

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