Pieno per la strenna Fondazione

Il fascino del Principe continua a sedurre i suoi “sudditi”

Carpi – Auditorium San Rocco gremito, l’altra sera, per la presentazione del volume “Alberto Pio da Carpi e l’arte della diplomazia. Le lettere americane e altri inediti” curato da Anna Maria Ori e Luciana Saetti. La serata, introdotta da Elia Taraborrelli, responsabile della Collana di Studi storici, economici e sociali della Fondazione, si è imperniata sulle comunicazioni di Marcello Simonetta, autore di una ricca e articolata introduzione al volume, e della stessa Anna Maria Ori, studiosa e ricercatrice alla quale si deve il  saggio più legato all’identità di Carpi di quello scorcio del XVI secolo durante il quale il suo Principe, vivendo soprattutto a Roma, alla corte dei pontefici Giulio II e Leone X, venne coinvolto nel turbine delle intricate vicende politico diplomatiche del tempo. 

Coinvolto, ha sottolineato Simonetta, sia pure in una posizione intermedia, tale da esserci e non esserci perché ondivaga era la politica dei papi ai quali Alberto rimase sempre legato. E anche perché lo esigeva la salvaguardia del suo possesso di Carpi. Quel che è certo è che il Principe di Carpi si ritrova sempre nel cuore degli intrighi internazionali e al centro di una fitta rete di relazioni che fanno di lui una figura nient’affatto marginale del proprio tempo. E’ un uomo del Rinascimento, un personaggio che pare uscito dalle pagine del “Principe” di Machivelli con il quale Simonetta ritiene che si sia incontrato durante un suo soggiorno fiorentino. Le tracce biografiche di Alberto Pio seguite attingendo a diverse fonti con l’intento di recuperarne il ruolo esercitato nelle vicende diplomatiche dei primi decenni del Cinquecento, ha messo un po’ in secondo piano, durante l’incontro, il contenuto specifico delle “lettere americane”, il lotto di 126 missive  (54 scritte da lui all’imperatore Massimiliano I d’Asburgo e altri personaggi e 72 ricevute) finito in un fondo della Biblioteca dell’Università di Pennsylvania. In parte sono state utilizzate da storici che si sono occupati di quel periodo, ma prima d’ora non erano mai state analizzate e contestualizzate come ha fatto la studiosa carpigiana Luciana Saetti, il cui testo di grande spessore filologico e storiografico costituisce il nucleo centrale della pubblicazione. E merita un richiamo anche il lavoro da detective della storia compiuto da Stefano Minarelli, altro studioso carpigiano, che ha permesso di identificare il Principe di Carpi in uno dei “sediari” che trasportano Giulio II nell’affresco di Raffaello “La cacciata di Eliodoro dal tempio” delle Stanze vaticane. E’ la scoperta che spiega la copertina. Il volume, distribuito gratuitamente al termine della serata, è ora disponibile al costo di 7 euro nella saletta della Fondazione di corso Cabassi. L’introito sarà devoluto alle scuole cittadine per l’acquisto di materiali didattici.

Nella foto, il pubblico della serata e, sopra. Anna Maria Ori, Marcello Simonetta ed Elia Taraborrelli

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