Moda Bimbo salvata dagli altri paesi
Il 2018 della moda bimbo, che da sempre viaggia con una marcia in meno rispetto a quello dell’adulto, non è stato certo esaltante, complice pure il meteo con temperature miti fino a fine novembre e il costante calo delle nascite (ogni anno nascono 15 mila bambini in meno). E così i consumi nazionali si sono chiusi con una contrazione del 2 per cento. L’industria italiana dell’abbigliamento junior si salva grazie all’estero: più 6,5 per le esportazioni nel 2018, arrivate a 1,17 miliardi con un peso sul fatturato che ha superato per la prima volta la soglia del 40 per cento. Nel complesso l’anno scorso, secondo le stime di Confindustria Moda, i ricavi delle aziende tricolore dell’abbigliamento junior hanno segnato un più 2,3 per cento. Per il 2019 nessuno spera in grandi crescite ma si attende un consolidamento del settore. In questo clima si è svolta, dal 17 al 19 gennaio alla Fortezza Da Basso di Firenze, l’88esima edizione di Pitti Bimbo che resta il più importante appuntamento per gli operatori del segmento junior: 564 i marchi che hanno presentato le loro collezioni per l’autunno-inverno 2019-20, per il 58 per cento esteri. Positivi, come sempre, i dati diramati dallo staff organizzativo di Pitti che, in una nota stampa, ha parlato di “… oltre 10 mila visitatori con oltre il 50 per cento di compratori da 60 paesi” e di “… buon performance dai mercati esteri e bilanci di vendita positivi per i protagonisti italiani” anche se “… per l’Italia i dati d’affluenza stanno appunto facendo registrare un calo intorno al 9 per cento”. E che dire dei brand made in Carpi? Fino a qualche anno fa erano tra i protagonisti principali della manifestazione, mentre oggi le loro presenze si contano sulle dita di una mano: Miss Blumarine (prodotto dall’azienda napoletana Follie’s Group), Cucù Lab, Gaudì, Les Petit Coco (Goldpar-Keyart) e Twinset girl. A “pesare” è stata soprattutto l’assenza di Spazio Sei, l’azienda carpigiana che era un fiore all’occhiello nel settore dell’abbigliamento per bambini, nonché una delle realtà più importanti del distretto locale, che è fallita lo scorso settembre.