Proposta Cna contro la concorrenza sleale basata su evasione e sfruttamento

Un rating di valore per la filiera della moda

“Faccio la cinese” hanno risposto a un’inchiesta alcune lavoratrici in nero napoletane

È di un paio di settimane fa la notizia della scoperta, da parte dei Carabinieri dei Nas, di un laboratorio con 43 operai irregolari segregati in un locale chiuso da un porta blindata, senza finestre e senza bagni. La ditta, che si trova a Melito, a 20 chilometri da Napoli, si occupa di pelletteria e rifornisce i marchi dell’alta moda. Della faccenda si è occupato anche lo scrittore Roberto Saviano in un articolo pubblicato su la Repubblica del 18 novembre. “Eccellenza è il sostantivo speso quando si parla di moda italiana – scrive l’autore di “Gomorra” –; eccellenza è anche il sostantivo che descrive il lavoro delle operaie e degli operai di queste fabbriche in nero, che lavorano per le passerelle di moda di tutto il mondo con un salario che va da 1 a 3 euro all’ora. Il motivo per cui l’alta moda si affida a questi laboratori e non trasferisce tutto il lavoro in India, Romania o Bangladesh, come avviene per la produzione ordinaria, è in questa parola: eccellenza. La qualità del lavoro non si apprende con un corso intensivo di tre giorni come accade alle operaie indiane o pakistane (…). Una qualità pagata pochissimo, una qualità che per mantenersi deve scendere a costi bassissimi. Alcune ragazze napoletane che lavoravano in queste fabbriche, alla domanda su che tipo di professione svolgessero, rispondevano: Faccio la cinese”.

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