Altro che tramonto: Paolo Conte canta meglio di trenta anni fa

di Carlo Mantovani

 

Con Paolo Conte, il mio idolo musicale italiano, avevo un conto in sospeso. Esattamente trent'anni  fa ero a Ferrara, al Teatro nuovo, per sentire il mio primo concerto. Un amico mi aveva fatto sentire un suo LP ed ero rimasto folgorato. Dopo l'esibizione, aspettai per quasi un'ora nel gelo notturno della piazza, con l'obiettivo di parlare con lui. Avrei avuto tantissime cose da chiedergli: da dove saltavano fuori quelle melodie deliziosamente retrò, come facesse, nei suoi testi, a descrivere posti in cui non era mai stato, e, naturalmente, se lui e sua moglie volessero adottarmi. Ma quando finalmente arrivò il mio momento e lui, girandosi verso di me, mi chiese "Voleva farmi qualche domanda?", io, paralizzato dall'emozione, esitai un attimo e poi – incredibilmente – risposi "No".

E' per questo che qualche mese fa, quando ho saputo dal suo manager che la caricatura che avevo realizzato gli era molto piaciuta e – in premio -avrei avuto la possibilità di essere accreditato al concerto del Regio di Parma, con addirittura il privilegio di poterlo incontrare nei camerini, ho risposto subito: Sì!

 

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