Vi racconto il Midwest delle armi

Una carpigiana che studia nel Wisconsin replica alle considerazioni di Roberto Saviano dopo le ultime stragi

La prima volta che sentii uno sparo in America, corsi al piano di sotto e chiesi alla mia mamma ospitante se stessero tutti bene. “Sono solo i cacciatori di cervi, vedrai tra qualche giorno,” mi rispose con un sorriso compiaciuto. Non potevo immaginare che quello sarebbe stato il mio primo incontro con un suono che sarebbe diventato all’ordine del giorno, vivendo e studiando nel Midwest americano. Mentre nel nostro immaginario collettivo la nozione di “Stati Uniti” spesso equivale a megalopoli come New York e Los Angeles, grattacieli, partite di football e catene di fast food, in realtà è molto altro. Più “La Casa nella Prateria”, micro-paesi di trecento abitanti, fienili rossi e sedicenni che vanno a scuola in trattore. In una parola, Midwest. Ossia tutti quegli stati come l’Indiana, il Minnesota, il Michigan, l’Ohio e molti altri, che non vengono spesso rappresentati nelle serie tv, ma che, secondo l’ultimo censimento americano, sono la casa di oltre il 20 per cento della popolazione. È facile cadere nella tentazione di dividere queste due prospettive in una “vera” ed una “finta” America, così come ha fatto lo scrittore Roberto Saviano in un recente post di Instagram riguardo alle stragi di Boulder ed Atlanta. Tuttavia, è troppo semplicistico ridurre 65 milioni di persone a “crudeli e isolate, provinciali e razziste, ignoranti”; dopotutto la nostra stessa Italia conta circa 60 milioni di abitanti, e quanto ci arrabbiamo quando dall’estero ci etichettano come “pizza, pasta e mafia”? L’America della Fifth Avenue o Rodeo Drive è una America, così come l’America dei ranch, delle squadre del liceo di pesca sul ghiaccio e delle fiere di paese è un’altra America. Entrambe fanno parte di un paese immenso, con tante tradizioni quanti accenti diversi, che però è molto spesso rimpicciolito ad una caricatura di quella che è la realtà. Molti incolpano a questa regione nel cuore degli Stati Uniti l’uso improprio di armi, le stragi e il dilagare dei crimini. Purtroppo questo è un vero problema, ed è ritenuto tale anche dagli Americani stessi, anche se erroneamente si crede che gli Americani comprino le armi per spararsi a vicenda o commettere crimini. Inutile dirlo, non è così. Spesso coloro che possiedono armi (solo il 30 per cento della popolazione totale, secondo uno studio del Pew Research Center), lo fanno per proteggersi. Infatti una delle caratteristiche principali delle cittadine del Midwest è la distanza fra le abitazioni, dove il “vicino” di casa in realtà spesso abita a due chilometri di distanza. Durante il mio anno all’estero ho vissuto in una minuscola cittadina, Campbellsport, in Wisconsin (per intenderci, la regione dei Grandi Laghi), in un ranch di cavalli al confine con la foresta. La mia mamma ospitante viveva da sola con quattro cani e dieci cavalli in una proprietà immensa, e se le fosse successo un inconveniente, o un malintenzionato si fosse introdotto nella sua proprietà, non avrebbe avuto modo di difendersi. Se avesse urlato, nessuno l’avrebbe sentita, e se avesse chiamato la polizia, ci avrebbero messo venti minuti o mezz’ora per coprire la distanza dal paese a casa sua. Perciò aveva l’esigenza di tenere in casa un fucile per poter difendersi da brutte sorprese. Un altro motivo per il quale gli Americani comprano le armi è la passione per la caccia. Tutti, e sorprendentemente soprattutto le ragazze, si svegliano all’alba durante la stagione di caccia per vestirsi con tute mimetiche e inoltrarsi nei boschi alla ricerca di animali.

Per poter cacciare serve una licenza rilasciata dallo stato di appartenenza, la quale specifica quali animali poter cacciare; solitamente vengono indicati gli animali più invasivi e dannosi per le colture, che a causa delle immense aree boschive si moltiplicano esponenzialmente. Inoltre, prima di poter ottenere la propria licenza per cacciare, è obbligatorio partecipare a un corso di “sicurezza per cacciatori”, che ad esempio nel mio paese si teneva nel seminterrato della biblioteca, tre volte a settimana per un mese. Le famiglie portavano anche i propri figli per poter loro insegnare come maneggiare un’arma in sicurezza, come riporla correttamente nelle apposite casseforti, e, ovviamente, come non spararsi. Per molte famiglie, soprattutto quelle meno agiate, la caccia è inoltre una necessità. Molte volte conservano la loro cacciagione non solo per esporla nelle proprie case (che sono tappezzate di teste di cervi e altri animali alle pareti), ma soprattutto per poter sfamare i propri figli. Senza i mezzi con i quali poter cacciare o difendersi, queste persone si ritroverebbero in seria difficoltà, e gli verrebbe negato il loro diritto ad “essere armati” (right to bear arms) garantito dal Secondo Emendamento della Costituzione Americana. Ma la vera ragione per la quale le armi non verranno mai abolite in America è un’altra: gli interessi economici. La NRA (National Rifle Association) è la lobby e organizzazione di cui fanno parte i detentori di armi in America, e agisce nei loro interessi venendo spesso definita “lobby delle armi” per poter influenzare il corso della politica americana. Inoltre, la NRA è uno dei più grandi donatori di fondi per il Partito Repubblicano. Ciò significa che anche se si dovesse proporre una legge per l’abrogazione del Secondo Emendamento, questa non riuscirebbe a passare alla Camera dei Rappresentanti e in Senato con due terzi dei legislatori a favore, poiché ciò significherebbe tagliare ingenti entrate ai Repubblicani (e anche ai Democratici, dato che la NRA finanzia anche loro, ma con somme meno cospicue). L’unica soluzione sarebbe quella di implementare nuovi regolamenti, come già succede ad esempio per coloro che usano le armi per cacciare, e di rilasciare permessi cosicché solo coloro che hanno passato tutti i testi psicofisici siano in grado di uscire da un supermercato con un nuovo fucile in mano. Per non cadere in una visione generalizzante e poco obbiettiva del complesso mondo americano, dobbiamo innanzitutto cercare di comprenderlo a fondo, così come vorremmo che il resto del mondo facesse con noi.