È l’immagine che vogliono dare di sé anche i Vigili del Fuoco di Carpi

Professionisti, più che eroi

La preparazione, l’efficienza, il rispetto della paura, la gratificazione nell’aiuto del prossimo. “Non siamo eroi, ma persone normali”

 

 

Decine di famiglie evacuate per il cedimento degli argini, ponti chiusi, black out, allagamenti di abitazioni e strade. Nel momento in cui scriviamo sono stati quasi 200 gli interventi, diurni e notturni, effettuati dai Vigili del Fuoco nel corso dell’emergenza idrica abbattutasi sulla provincia. Sono, queste, giornate che vedono in prima linea quei professionisti che soprattutto nei momenti di estrema emergenza o in occasione di tragedie quali l’esplosione della cascina in provincia di Alessandria dove hanno perso la vita Antonino Candido, Marco Triches e Matteo Gastaldo, vengono percepiti come eroi. Un termine che la maggior parte di loro accoglie con gratitudine, ma con il quale non sono d’accordo. “Siamo persone normali”, dicono. A Carpi, in via Parri, la città ha il privilegio di ospitare il comando dei pompieri. È con il capo reparto Paolo Lodi, il capo distaccamento e capo reparto Alberto Goldoni e con il capo squadra Gianluca Barbanti, che abbiamo parlato per trasmettere ai lettori cosa vi sia alla base di una professione tanto pericolosa quanto benvoluta.

 

Come nasce il distaccamento locale?

«Nel 1941 sono stati istituiti i comandi provinciali, tra cui quello di Modena: Carpi è una delle sedi distaccate più importanti. Ad oggi il personale ruota in modo da garantire un minimo di cinque persone, 24 ore su 24, su turni di 12 ore. Ci sono poi altre sedi. Le permanenti: oltre a Carpi e Modena, anche Pavullo, San Felice, Sassuolo e Vignola, ognuna dotata di una squadra professionista. Attorno a queste, nelle zone più periferiche, i distaccamenti dei volontari: nella Bassa, Mirandola e Finale Emilia; in montagna, Fanano, Pievepelago e Frassinoro. Il distaccamento di Carpi serve anche parte della Bassa reggiana: Rio Saliceto, Correggio, Rolo, San Martino in Rio. Un bacino di utenza totale che arriva a circa 120 mila persone»

 

Come si diventa pompiere?

«Tramite un concorso pubblico nazionale, che prevede una prova di tipo fisico e, in base ai bandi, prove teoriche di cultura generale o riguardanti i mestieri dei partecipanti che per noi sono importantissimi. Si pensi a quando interveniamo su crolli strutturali, cortocircuiti, allagamenti: la presenza di elettricisti, idraulici, carpentieri, geometri è fondamentale. Era così già nel Cinquecento, quando i pompieri provenivano dalle corporazioni degli artigiani. Ma siamo nati ancor prima, ai tempi dell’imperatore Augusto che istituì le prime prefetture antincendio » 

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