Sola a Fossoli a 11 anni prima del vagone piombato per Auschwitz
La vicenda, legata alla sua famiglia, l’ha ricostruita il giornalista Fabrizio Rondolino in un articolo sull’Espresso della settimana scorsa: “Elena non aveva ancora undici anni quando fu presa. Ma soprattutto – è questa l’immagine che più mi sconvolge – si ritrovò sola, completamente sola, ad affrontare l’inferno. Il 27 marzo fu trasportata a Fossoli, il campo di transito italiano vicino a Carpi, e il 5 aprile salì sui vagoni per Auschwitz” insieme ad altri 32 bambini. Con i piccoli compagni di viaggio fu portata nella camera a gas appena scesa dal treno, il 10 aprile 1944, ricorda ancora Rondolino. E’ una delle tante storie che incrociano quella del campo di Fossoli e che si vorrebbe che la Fondazione riuscisse a intercettare e documentare nei propri archivi, anche se provenienti da memorie private. Come questa, appunto, che ripresa dal settimanale e riassunta qui per sommi capi, racconta di Sandro Colombo – fratello della nonna di Rondolino –, di sua moglie Wanda Debora Foa e della loro figlioletta Elena, deportati e assassinati ad Auschwitz. L’autore dell’articolo parla dello zio, nato nel 1895, come esponente di una famiglia borghese e agiata, ben inserita nel tessuto sociale e civile di Torino, liberale e laica, ebrea, anche se di un ebraismo più culturale che confessionale tant’è che la storia familiare annovera diversi matrimoni di rito cattolico.