Monica Medici sull'identità dei 5 Stelle, sulla sua appartenenza e sui partiti

Alleanze? Con chi sa e lavora. E oltre le sigle

Consigliera Monica Medici: per la sua competenza, per la sua conoscenza delle questioni amministrative locali molti considerano lei, esponente dei 5 Stelle, l’unica, vera forza di opposizione all’attuale maggioranza. Quello che invece non si conosce bene, di lei, è il suo profilo politico, anche in relazione alla crisi che sta attraversando il suo schieramento, accelerata dall’ultimo voto regionale... Insomma, lei come si colloca nel Movimento 5 Stelle?

«Ho sempre visto il Movimento come uno strumento che lascia grande libertà alle persone di portare avanti i propri ideali. All’interno di un perimetro di valori che ho sempre condivisi: una democrazia partecipata, l’equità sociale, la tutela dell’ambiente, l’accesso a tutti alla rete intesa come diritto all’informazione, perché se non puoi farlo non sei neanche una persona libera. Considero il Movimento come l’unico ambiente politico che ti lascia completa libertà, anche con il rischio che venga intesa come andare ognuno per la propria strada»

 

Fin troppo liberi, insomma...

«A volte troppo, sì: ma essere liberi, significa, per esempio, che io non ho mai dovuto chiedere autorizzazione a qualcuno su come votare in Consiglio. Dal momento che ci confrontavamo nel nostro gruppo, dopo non c’era una direzione nazionale che mi desse la linea da tenere. Poi mi rendo conto che anche a livello nazionale occorre fare attenzione ai numeri, perché se vuoi che le leggi vengano votate in Parlamento serve il 50 per cento più uno. Si deve quindi sempre trovare una comunione di intenti con un altro partito...»

 

Quindi lei ha condiviso la scelta del governo giallorosso?

«Penso che abbiamo fatto bene quando l’esperienza con la Lega è fallita: anche sapendo che saremmo stati tacciati di voltagabbana, ho ritenuto che tornare alle votazioni in quel momento storico, appena un anno dopo quelle precedenti, sarebbe stato un dramma per l’Italia»

 

La considera una scelta più per il bene del Paese o per stornare il pericolo di una vittoria di Salvini?

«Decisamente una scelta per il Paese. Abbiamo fatto bene a fare l’accordo dopo, con il Pd, visto che ci ha sostenuti mentre prima non ne voleva neanche sapere. Del resto, non penso che se va su Salvini non saremmo più un paese libero e che si finirebbe sotto un regime dittatoriale»

 

Forse un anno fa il clima era diverso...

«Il problema era ed è capire che cosa sia la Lega, che raduna anche, diciamo così, diversi riciclati, avendo intercettato un po’ tutti i malcontenti, da chi è uscito da Forza Italia a chi pensa che una destra forte possa favorire un cambiamento. Il tutto, con una democrazia interna che non esiste e questo non mi piace...»

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