Matteo Salvini e il suo popolo a Carpi in cerca di Muri da abbattere

L’avrà trovato, il comunismo?

Più ideologia che argomenti nei discorsi del Segretario del Carroccio assediato dai fan

Sarà stato per quella sorta di migrazione di centinaia di persone che si affrettavano ad attraversare piazza Martiri, per accorrere là dove si era materializzato. O per i contemporanei rintocchi delle campane della Cattedrale che accompagnavano quello spostamento di folla. Fatto sta che la corsa ad accogliere Matteo Salvini dal lato della piazza in cui nessuno se lo aspettava, aveva qualche cosa dell’esodo biblico verso una Terra promessa. O dell’accorrere dietro le note del pifferaio, secondo le preferenze. Per chi ignora le misteriose dinamiche della vasta spianata ai piedi del palazzo dei Pio, va ricordato che i Carpigiani hanno sempre considerato la parte nord, dominata dal Duomo dei fedeli e dal bar Roma dei neo ricchi, il luogo del moderatismo. E la parte sud, con il Municipio del “potere rosso” e il fu Bar Milano dei “compagni”, il territorio della sinistra. Ecco perché la mossa di Salvini di apparire a nord, all’ombra della Cattedrale, per andare poi a comiziare a sud, sotto il balcone di Palazzo Scacchetti, si prestava alla lettura di una simbolica conquista, perfino accostabile alle figurine incappottate che a San Pietroburgo attraversarono correndo armati la piazza antistante, per andarsi a prendere il Palazzo d’Inverno come da “Ottobre” di Ejzenstejn: che poi, per il nostro calendario, anche allora era novembre. Per quanto privo di ogni risvolto bolscevico, il senso della conquista –dietro la metafora del “muretto di Carpi” e del potere del Pd in Emilia da abbattere come trent’anni fa il Muro di Berlino – è stato il leit motiv del discorso affidato al megafono. Del quale, anche per i cori del gruppo di contestatori schierati come a difesa del Municipio (“Giù le mani dalla nostra Regione”, recitava un loro striscione) si sono potuti cogliere solo alcuni accenti dei noti cavalli di battaglia del leader leghista: le case prima agli Emiliani, la critica a quanti vorrebbero rimuovere presepe e crocefisso nelle scuole, il Sì all’accoglienza dei bambini che fuggono dalla guerra, ma un deciso No a spalancare le porte agli immigrati in genere. 

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