Una prima lettura del voto di Carpi nel contesto di quello regionale

L'Emilia punta nell'orgoglio

un esito sul quale hanno pesato le Sardine, vincendo disaffezione e rassegnazione

Riflettendo l’esito regionale, la città ha votato il buon governo, compattandosi intorno a Stefano Bonaccini, unico candidato alla presidenza a ottenere più voti della somma delle liste che lo sostenevano. È riuscito a intercettare molti voti disgiunti, soprattutto di provenienza pentastellata, collocando anche in città la propria lista – costituita da personalità indipendenti o vicine a Renzi e Calenda – al quarto posto, dietro Pd, Lega, Fratelli d’Italia. Lo ha fatto – ripetiamo, come nel resto della regione – mantenendosi sul concreto delle realizzazioni, ma anche appellandosi, soprattutto negli ultimi giorni di campagna elettorale, all’orgoglio emiliano che è scattato anche come reazione all’aggressività sopra le righe di Matteo Salvini.

 

In questo ha trovato un formidabile alleato nel movimento delle Sardine – la cui manifestazione a Modena ha visto la partecipazione anche di molti Carpigiani – che non sono inquadrabili in precise categorie politiche. Le Sardine hanno infatti espresso soprattutto uno stato d’animo sotteso a tanti elettori con sentimenti radicati in una sinistra molto larga e generica, quanto profondamente delusa dai travagli del Pd nazionale e anche un po’ insoddisfatta delle sue versioni locali. È un umore che le Sardine sono riuscite a stanare dall’insediamento stabile nella disaffezione e nell’astensione, restando sulle generali e dimostrando che un approccio ai problemi della società contemporanea diverso da quello “armato” della Lega salviniana, tutto paura e chiusure e “bestialità” social, è ancora possibile. Non hanno proposto ricette politiche (faceva un po’ sorridere Alessandro Sallusti che chiedeva a Mattia Santori, portavoce del movimento, che cosa ne pensasse della prescrizione...), ma hanno rilucidato la matrice culturale e un sentire collettivo dai quali nuove politiche possono prender piede, se le forze di centro sinistra sapranno recepire il messaggio.

 

L’esito è andato a favore di Bonaccini, come si diceva, ma addirittura del Pd che ha recuperato un bel po’ dei consensi defluiti a suo tempo verso i Cinque Stelle, oggi ridotti all’irrilevanza essendo scesi in città dai 5 mila voti circa delle Europee e delle Comunali dello scorso anno ai 1.643 del voto regionale. Lo sono stati anche loro, i Cinque Stelle, espressione di uno stato d’animo di insoddisfazione. Continueranno a esserlo nei loro rappresentanti locali che oggi non riusciamo neppure lontanamente a immaginare in qualche forma di rapporto con la maggioranza di centro sinistra? Presidieranno come la fortezza Bastiani del “Deserto dei Tartari” la loro sparuta rappresentanza, il nocciolo duro, anche dopo aver visto sfumare d’incanto i numeri degli elettori d’opinione? O, avendo misurato la distanza che intercorre tra gli umori oppositivi e promesse da una parte, e la prova del governo dall’altra, si decideranno a prendere atto che la politica è l’arte del possibile? La risposta non dipenderà però solo da loro.

 

La risposta dipenderà da un Pd che esce molto rinfrancato dal voto regionale nonostante la fuoruscita di Renzi, peraltro otturata dalla lista presidenziale di Bonaccini: sono solo 200 i voti in più sulle Europee, ma ben 3 mila sulle Comunali, che è poi il giudizio che conta quando si parla di elezioni con significati politici certo, ma a sfondo soprattutto amministrativo. Il sindaco Alberto Bellelli, nella sua dichiarazione a caldo, appena avuta certezza della vittoria di Bonaccini, ha avuto il buon gusto di non appuntarsi al petto la vittoria alle regionali come un riconoscimento al governo della città, riversandone i meriti solo all’amico Stefano. Ma c’è da auspicare che condivida l’idea del Segretario nazionale del suo partito di una rifondazione. Non per trovare un posto a tavola nella segreteria anche per le Sardine o i Cinque Stelle, ma per abbattere i confini di una vecchia appartenenza (spesso sottolineati dall’arroganza) per collegare il centro sinistra ai fermenti innovativi che si agitano anche nella società cittadina, in forma di gruppi di opinione, mobilitazioni soprattutto giovanili e a sfondo ambientalista, iniziative legate al welfare. È un compito che non potrà svolgere da solo e solo da Carpi, naturalmente: ma ci sono piccoli segnali che possono essere emessi da subito. Per esempio ripensando una composizione della Giunta che sia meno legata alla necessità di assicurare un lavoro a qualche fedelissimo senza alternative.

 

 

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