Ogni anno sono settanta i pazienti seguiti del servizio che congela gameti ed ovociti

Al Policlinico c'è un percorso per preservare la fertilità

Al Policlinico di Modena esiste un "percorso per la preservazione della fertilità, fiore all'occhiello del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’Azienda Ospedaliero Universitaria diretta dal professor Fabio Facchinetti. La struttura sanitaria di Unimore è in prima fila nella sfida di preservare la fertilità dei pazienti che devono sottoporsi a terapie potenzialmente dannose per la capacità riproduttiva e da circa venti anni al Policlinico, nell’ambito del Centro di Procreazione Medicalmente Assistita (di cui è responsabile il dottor Simone Giulini), è attivo il Percorso di Preservazione della Fertilità, coordinato dal professor Antonio La Marca. L’equipe di medici e biologi presta l’assistenza a circa 70 giovani pazienti per anno. Di questi circa quaranta sono uomini che congelano il proprio seme, mentre le restanti sono giovani donne a cui verrà proposto il congelamento degli ovociti o del tessuto ovarico prima di proseguire le cure anti-tumorali.

"Il percorso - afferma AOU di Modena - non si è interrotto nemmeno durante questi mesi di pandemia, con un numero di pazienti trattati praticamente simile agli anni precedenti". “La fertilità degli esseri umani è particolarmente fragile – spiega il professor Antonio La Marca - L’invecchiamento, l’esposizione agli inquinanti, ad alcuni farmaci ed altre condizioni genetiche più rare possono seriamente minacciare, riducendola, la fertilità umana. Particolarmente a rischio per la fertilità futura sono i giovani che per via di un tumore devono sottoporsi a cure chemioterapiche”. Ogni giorno in Italia vengono diagnosticati almeno 30 nuovi casi di tumore in pazienti di età inferiore ai 40 anni. I più comuni tipi di cancro in questo sottogruppo di pazienti sono rappresentati nella donna da carcinoma della mammella, melanoma, carcinoma del colon-retto, linfomi e leucemie mentre nell’uomo da tumore del testicolo, melanoma, linfoma e tumore del colon-retto. “Dal punto di vista pratico – aggiunge La Marca – i pazienti ci vengono inviati da diverse specialità cliniche, come Oncologia, Ematologia, Oncoematologia pediatrica, Urologia e Chirurgia Senologica. La dottoressa Giovanna Sighinolfi e i medici della nostra equipe forniscono la propria consulenza ed una stima personalizzata sul rischio di infertilità associato alla propria patologia ed al percorso terapeutico proposto dall’oncologo. Proponiamo, quindi, ai pazienti le possibili terapie per la preservazione della fertilità, tra cui la vitrificazione , cioè il congelamento, di spermatozoi per gli uomini e di ovociti o tessuto ovarico per la donna". 

Le tecniche di preservazione della fertilità richiedono un elevato know-how tecnologico e grandi competenze mediche. Nella nostra Regione, sono solo sette gli ospedali pubblici in grado di fornire il congelamento degli spermatozoi ed ovociti dal momento che tale metodica è possibile solo in strutture dotate dei centri di procreazione assistita. Il congelamento del tessuto ovarico è invece disponibile solo in due strutture pubbliche: appunto il Policlinico e l’Azienda Ospedaliero Universitaria di Bologna. “Gli ovociti e gli spermatozoi congelati– aggiunge La Marca - possono essere devitrificati ed impiegati nei cicli di fecondazione in vitro. Il tessuto ovarico può essere impiantato di nuovo nella pelvi della paziente, quando questa sarà guarita dal tumore, rappresentando quindi una sorta di trapianto autologo”. In particolare, per le donne, la possibilità di poter poi ottenere la gravidanza con l’impiego dei gameti congelati dipenderà dall’età al momento del congelamento: la giovane età si correla infatti a tassi di gravidanza più alti. “I pazienti, che per via di un tumore si trovano a vivere un periodo molto complicato della propria vita, traggono spunti per guardare al futuro con ottimismo pensando ad una futura genitorialità. Ricordo bene il caso di una insegnante a cui congelammo del tessuto ovarico prelevato con laparoscopia eseguita nella stessa seduta operatoria in cui i chirurghi operavano sul seno. Nel post-operatorio questa paziente ci ripeteva continuamente che l’aver congelato il tessuto ovarico e quindi parte della sua fertilità le permetteva di pensare con ottimismo al suo futuro, quando una volta guarita, avrebbe potuto coronare il suo desiderio di maternità” “L’equipe di medici e biologi del Policlinico – sottolinea il professor Fabio Facchinetti – vanta una lunga e consolidata esperienza che ha prodotto anche numerosi studi e pubblicazioni che ci pongono al livello dei più importanti centri nazionali e internazionali".  “La collaborazione con i nostri colleghi ginecologi che si occupano della preservazione della fertilità in pazienti sottoposti a trattamenti antitumorali è ormai ultraventennale – ricorda a sua volta il dottor Giuseppe Longo, Direttore del Dipartimento di Oncologia ed Ematologia - Il progressivo miglioramento dei risultati ottenibili con i trattamenti antitumorali ci obbligano sempre più a pensare alla qualità della vita non solo durante la fase di cura della malattia ma soprattutto dopo di essa, quando si ritorna a pensare al futuro, alla famiglia, al desiderio di avere figli. Avere cure sempre più efficaci ci consente di avere persone completamente libere dal tumore, che possono avere una normale vita dopo i trattamenti. La possibilità di poter procreare dopo un tumore oggi è una realtà consolidatissima nella nostra azienda". 

(Nella foto, da sinistra il professor La Marca e il dottor Giulini)