Quei chili di troppo per consolarsi in quarantena
Durante la quarantena da pandemia gli Italiani, oltre che virologi, economisti e giuristi, si sono riscoperti cuochi, panificatori, pizzaioli e pasticceri. Per settimane sui social network e sulle chat di WhatsApp hanno imperversato foto di pizze, torte, focacce, pasta e pane fatti in casa. Il lievito di birra era diventato introvabile e la farina scarseggiava sugli scaffali dei supermercati. Così, con l’impossibilità di svolgere attività fisica all’aperto, l’abbondanza di cibo e di tempo libero a disposizione, una volta terminato il lockdown e iniziata la tanto attesa Fase Due, molti si sono ritrovati con qualche chilo di troppo e il girovita un po’ più abbondante. Ma soprattutto, nei soggetti predisposti, sono peggiorati alcuni problemi gastro-intestinali. Ne abbiamo parlato con Martina Toschi, biologa nutrizionista che ha un suo studio a Carpi in via fratelli Rosselli e che collabora con un poliambulatorio di Bologna. La 37enne dottoressa carpigiana si occupa, in particolare, di alimentazione a supporto di condizioni patologiche specifiche: sviluppa piani alimentari individuali e variazioni dello stile di vita per affrontare i problemi di salute come il cancro, il diabete, le malattie cardiache e i disturbi del tratto gastrointestinale.