Il punto di suor Maria Bottura sul lavoro della Caritas per i profughi ucraini

Per la Caritas Diocesana di Carpi, nell’accoglienza dei rifugiati dall’Ucraina, è in corso la cosiddetta “fase due”. Come spiega la direttrice, suor Maria Bottura, “...allo scoppio della guerra e subito dopo abbiamo ricevuto in Caritas richieste di aiuto da parte di un centinaio di nuclei famigliari. Molti di loro avevano già una sistemazione, ad esempio per la presenza qui in loco di parenti o amici, mentre altri avevano bisogno di un supporto nel trovare una abitazione o i mezzi di sussistenza”. 

A queste famiglie sono state così distribuite le tessere per fare la spesa all’Emporio partecipativo Cinquepani a Carpi – gestito dalla Fondazione Caritas “Odoardo e Maria Focherini – avvalendosi dei finanziamenti dell’8xmille della Cei erogati dalla Diocesi di Carpi tramite il fondo “Ripartire per ripartire - Emergenza Covid”. Si sta per rinnovare la distribuzione di questi buoni alimentandoli di nuovo in parte con l’8xmille, in parte con fondi inviati dalla Caritas italiana, in parte con le donazioni dei benefattori. Oggi le famiglie sono parzialmente diminuite, dal centinaio che erano. Alcune sono rientrate nel loro Paese, ma altre sono rimaste qui perché le loro case sono state distrutte e spesso i famigliari sono morti. Altri ancora stanno arrivando in questo periodo. “Con la Caritas Italiana – sottolinea suor Maria – stiamo sviluppando il progetto Apri Ucraina per accompagnare i nuclei più fragili in un inserimento di lungo termine nel nostro territorio, aiutandoli innanzitutto nell’ottenere il permesso di soggiorno e un lavoro. Ai bambini e ragazzi è stata offerta la partecipazione agli oratori estivi all’Eden o in alcune parrocchie della città di Carpi”. 

 

Si tratta di persone che attraversano un momento di particolare difficoltà, non solo dal punto di vista delle esigenze concrete, ma anche per lo shock emotivo subito. “I fondi a nostra disposizione – spiega la direttrice – hanno permesso di avere con noi in Caritas, per alcune ore, un educatore a supporto nell’ascolto e nella gestione delle richieste di aiuto. Inoltre, per la mediazione linguistica e culturale, così come per servizi correlati, quali ad esempio le traduzioni e i trasporti, possiamo rivolgerci all’Associazione Mriya, che è sempre disponibile”. Molto preziosa, sottolinea suor Maria, è dunque “...la generosità dei donatori per poter continuare a sostenere queste attività a favore dell’inclusione di quanti sono stati provati dalla violenza della guerra”.