Realizzata dalla Fondazione Casa del Volontariato coinvolgendo 57 famiglie

Carpi, socializzazione dei figli disabili: l'esito dell'indagine

Sono 57 le famiglie ad aver risposto al questionario sulla socializzazione dei figli con disabilità promosso dalla Fondazione Casa del Volontariato, ente finalizzato al sociale della Fondazione CR Carpi, in collaborazione con l’Ufficio istruzione dell’Unione delle Terre d’Argine.

L’indagine, che riguardava i genitori di figli con disabilità dai 6 ai 18 anni d’età, era volta a indagare la conoscenza e la frequentazione delle occasioni di socializzazione extrascolastiche di bambini e adolescenti del territorio dell’Unione.

Per confrontarsi più approfonditamente sugli esiti dei questionari ricevuti, raccogliere idee e punti di vista, al fine di progettare percorsi di inclusione sempre più efficaci, tutti i genitori interessati sono invitati a partecipare a un incontro pubblico che si svolgerà martedì 8 giugno, alle ore 18:30, presso il Centro sociale Guerzoni, al civico 1 di via Genova, a Carpi.

Per partecipare è necessario iscriversi inviando una mail a segreteria@casavolontariato.org  indicando nell’oggetto ‘Incontro di approfondimento disabilità’.

In estrema sintesi, ciò che emerge dal questionario è la conferma dell’utilità, per le famiglie, della socializzazione in ambito extrascolastico: una netta maggioranza ritiene infatti che sia molto importante (46 su 57) e che da tali contesti possano nascere nuove amicizie per il proprio figlio (35 molto, 16 abbastanza). Discreta è poi la conoscenza gli enti No Profit che si occupano specificatamente di disabilità.

Tuttavia, pur conoscendo l’esistenza di questi enti, solo 16 famiglie dichiarano di parteciparne alle attività, mentre le restanti si dichiarano non interessate perché non hanno trovato servizi particolarmente utili per il proprio figlio o non hanno avuto modo di approfondire.

Circa la partecipazione effettiva, nel periodo precedente la pandemia, ad attività di socializzazione in ambito extrascolastico, prevalgono i sì (33) sui no (24), con prevalenza delle attività sportive (29) su quelle ricreative (16).

Chi dichiara di non frequentare attività extrascolastiche lo fa perché non le conosce (la maggioranza) o teme non siano adatte al proprio figlio, mentre una percentuale non irrilevante (5 su 57) dichiara di non poterselo permettere economicamente.

La maggior parte dei ragazzi che non partecipa ad attività di socializzazione rimane nel contesto famigliare.

Rispetto ai Centri Estivi, solo 31 su 57 dichiarano di frequentarli. Le  altre famiglie indicano in prevalenza di non poterselo permettere economicamente, o di non conoscerne di adatti al proprio figlio. Vi è una parziale coincidenza tra chi non frequenta i centri estivi e chi non frequenta le attività di socializzazione extrascolastiche.

Emerge la questione di ragazzi adolescenti troppo grandi per poter frequentare i centri estivi.

Circa le caratteristiche che i Centri Estivi dovrebbero avere per essere interessanti per le famiglie, prevale il “conoscere meglio e in anticipo le caratteristiche del ragazzo” (30) seguita dalla richiesta di “migliorare l’offerta di attività rivolta ai ragazzi disabili”(25) e “garantire una maggior presenza di personale educativo” (23).

Dal sondaggio emerge infine che ben 27 famiglie su 57 non sono al corrente dell’esistenza di Enti No Profit che si occupano specificatamente di disabilità. Inoltre, la maggior parte delle famiglie che non ha contatti con le associazioni No Profit, non partecipa né alle attività di socializzazione né ai centri estivi, facendo emergere un quadro di isolamento generale, dovuto a volte ma non sempre, alla condizione di particolare gravità del figlio.

Per quanto riguarda le relazioni con il territorio, emerge il ruolo principale svolto dalla Neuropsichiatria Infantile  nella diffusione delle  informazioni sulle  attività di socializzazione (33 famiglie su 57 si rivolgono alla NPI), a seguire la Scuola (compresi insegnanti di sostegno e personale educativo).

Lo stesso dicasi per la figura di riferimento adottata dalle famiglie: sulle 38 famiglie che dichiarano di avere un soggetto di riferimento a cui rivolgersi per prendere decisioni riguardanti il benessere generale del proprio figlio, 30 dichiarano di rivolgersi alla NPI, a seguire Scuola (compresi insegnanti di sostegno e personale educativo).