Dopo sei anni tra B e A, il Carpi retrocede e torna nella terza serie del calcio nazionale: è finito un ciclo

L’annus horribilis finisce con la C

La grande domanda è ora cosa sarà del futuro: il pallino è nelle mani di Bonacini

Le porte della Serie C si sono aperte a Livorno con la ventesima sconfitta stagionale (1-0), nello stesso stadio in cui il Carpi di mister Fabrizio Castori aveva iniziato la lunga cavalcata verso la Serie A. L’ultima di campionato, che si gioca al Cabassi (sabato 11 alle ore 15) contro il Venezia, sarà utile solo per evitare l’ultimo posto, Padova permettendo. E’ la seconda retrocessione dell’era Stefano Bonacini, ed è decisamente la più dolorosa. Un epilogo inevitabile per una stagione in cui errori di programmazione e malasorte si sono alternati senza soluzione di continuità, andando a formare un elenco impressionante.

 

UN INIZIO IN SALITA

 

La stagione dei biancorossi inizia già tribolata, quando la Società non trova l’accordo per riscattare la struttura appoggiata sulla vecchia curva di casa. In fretta e furia si smonta e si rimonta, ma trovare un campo alternativo al Cabassi per la gara di Coppa Italia contro la Ternana diventa un’Odissea. Finisce che si gioca in casa a Pontedera. Ma i tubolari della Bertesi- Siligardi non sono le uniche novità: se ne va il ds Matteo Lauriola e a sorpresa anche il dg Matteo Scala, sostituiti da Nicola Benedetti e Stefano Stefanelli. In pochi giorni crolla anche l’asse su cui è stato pensato il calciomercato: Jerry Mbakogu al Leeds e riscatto di Federico Melchiorri. Saltano entrambe le operazioni, e le toppe sono peggio del buco: Gennaro Tutino chiede di esser ceduto qualche ora dopo la firma, Zinedine Machach invece arriva ma fa le bizze, mentre in ritiro scoppia pure una grana in un locale di Fanano, con i gestori costretti a chiamare i Carabinieri per placare il comportamento esuberante di alcuni giocatori. La Società prende provvedimenti ma qualcosa del genere, questa volta a Carpi, si ripeterà a fine stagione.

 

 

 

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