Don’t cry for me, Remesina
Dopo la fresatura si è creato un paesaggio che fa riandare a tempi remoti
A percorrerla oggi, la via Remesina con l’asfalto “fresato” e ricondotta alla condizione di strada bianca che bianca non è per via dei sassi e dei grumi anneriti dal bitume rimosso, si ha netta la sensazione di un allungamento delle distanze e di un tuffo all’indietro nel tempo. Vale sia che vi si transiti in automobile che in bicicletta. La prima sensazione si lega ovviamente al rallentamento per via della ghiaia sottile della copertura, ma anche delle buche e dei corrugamenti ondulati specie al centro della carreggiata. Quanto al salto all’indietro nel tempo, è un effetto straniante accentuato dallo stesso incedere faticoso dei mezzi in transito specie se pesanti e che qui appaiono assolutamente anacronistici e fuori posto. A vedersi arrivare invece un ciclista zigzagante dalla direzione opposta viene perfino spontaneo salutarlo per il senso di solidarietà che si prova fra compagni di avventura. Così com’è, la Remesina è tornata a un assetto che non è più il moderno asfalto, ma neppure la vecchia strada bianca comunale fra i campi.