IMMOBILIARE - La Smia di Roma è stata assorbita dal gruppo di Jacopo Di Stefano

Ora proprietari bolognesi per l'ex Consorzio agrario

CARPI – Ha cambiato di mano, l’ex Consorzio Agrario che “giace” da tempo immemorabile nella morta gora al di là dei binari della stazione ferroviaria. Per la precisione, ha cambiato di mano la società Smia (sta per Società marchigiana immobiliare e industriale agricola) che ne detiene tuttora la proprietà, insieme a centinaia di altri immobili che le sono caduti in portafoglio dal fallimento Federconsorzi del 1991. Le banche proprietarie hanno ceduto un anno fa Smia e relativo portafoglio immobiliare alla Jds-Re Holding di Bologna che ora ne detiene il 77 per cento, seguita dalla Premuda srl con il 17, da J-Invest con il 2. Il resto, fatto di tanti zero virgola, se lo dividono diversi investitori finanziari e industriali, o più probabilmente creditori della defunta Federconsorzi, come lascerebbe intendere la presenza di un’azienda petrolifera, di una piccola banca della Valtellina, di produttori di macchine agricole, di sementi e di fertilizzanti. Il segnale di un cambio avvenuto negli assetti di Smia si è colto subito anche a Carpi. Nel senso che l’area di 15 mila metri quadrati in parte occupata dagli edifici fatiscenti dell’ex Consorzio, messa all’asta nel 2004 per 1,750 milioni di euro e arrivata oggi a una valutazione di 600 mila, è soggetta ultimamente a qualche decespugliamento, mentre si è provveduto a rinforzare con nastro di plastica arancione sia il cancello di via Corbolani, di cui sono stati rinnovati i lucchetti, che la vecchia recinzione metallica, manomessa in diversi punti dagli ospiti clandestini che di tanto in tanto trovano riparo nei locali in abbandono. Potrebbe essere la prova che, dopo anni di assenteismo della vecchia proprietà di Smia, la nuova che è subentrata ci crede, rimettendo in vetrina l’immobile e provando di nuovo l’impresa di un realizzo rivelatosi finora assai problematico? Si vedrà.

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