Il turismo dopo Covid, non troppo lontano né troppo caro - 3

Giganti e acque dell'Appennino

Diceva Picasso, e non sbagliava, che ognuno di noi vede ciò che sa: più sappiamo, insomma, più vediamo e ci accorgiamo della preziosa bellezza che ci circonda. E vi assicuro che, dopo aver letto questi consigli di viaggio su due frequentatissimi luoghi dell’Appennino modenese come Fanano e Sestola, la vostra vista paesaggistica migliorerà drasticamente: e vi accorgerete di essere circondanti, oltre che da verdissime montagne, da veri e propri giganti arborei. Il faggio del lago di Pratignano - Nelle presentazioni della mia guida regionale lo dico sempre: seguite i grandi alberi, perché portano in grandissimi posti. Un teorema confermato anche nel caso del primo gigante fananese, il ciclopico faggio del Lago di Pratignano. Un patriarca della natura che troneggia da quasi tre secoli ai margini del bosco, un monumento arboreo dotato di un’architettura fiabesca, simile ad una grande mano pronta ad accoglierti (infatti ci si può facilmente salire sopra) e situato in un ecosistema unico: un’incredibile torbiera d’alta quota (oltre 1.500 metri) piena di piante carnivore (la Drosera rotundifolia, residuo delle glaciazioni) e rane (che in luglio sono in amore e il loro gracidare rompe il silenzio perfetto della valle). Una vero e proprio paradiso naturalistico a cui non è facile arrivare: in auto occorre percorrere una strada che nella seconda parte del tragitto diventa sterrata e molto accidentata; a piedi o in bici bisogna essere ben allenati ed equipaggiati, perché lassù, in un ambiente quasi “giurassico”, ci siete soltanto voi e la natura. In ogni caso, appena prima del centro abitato di Fanano occorre svoltare a sinistra, in corrispondenza del cartello “Lago di Pratignano”: dopo località Cà del vento l’asfalto lascia il posto allo sterrato, un sentiero che si inoltra nel bosco per 4 km. Una volta arrivati all’ingresso, delimitato da un cancelletto, invece di scendere a sinistra verso il lago, proseguite dritto per 5-600 metri sull’altopiano che sovrasta il lago. Il faggio comparirà alla vostra destra, sul margine di un bosco notoriamente ricco di funghi. Una meraviglia arborea che però non vede quasi nessuno: le autorità competenti, infatti, non si sono ancora degnate di segnalare la presenza di questo monumento arboreo, uno degli alberi più belli della nostra regione, piantando un cartello, o almeno inserendolo tra le cose da vedere sugli opuscoli o sulla pagina web dedicata al turismo locale. Col risultato che dei numerosi trekker e biker che passano per il lago – ho verificato di persona - praticamente nessuno sa della sua esistenza.

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